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Gli aiuti alle mamme salvano dall’aborto oltre 1.600 bambini

MilanoRiescono a malapena a badare a se stesse. Figuriamoci a un figlio. Con quello che costa. Per questo tante donne, soprattutto straniere, quando scoprono di essere incinte non ci pensano né uno né due e abortiscono.
Qualcuna però cambia idea. O per lo meno ha il coraggio di farsi aiutare. A Milano nel 2009 sono state 1600 le donne che, alla fine, dopo dubbi, pianti e notti travagliate dall’incertezza, hanno deciso di proseguire la gravidanza ed hanno accettato gli aiuti messi in campo dal Comune. Un assegno per sostenere le spese del bebè, un incoraggiamento da parte dei volontari e un affiancamento materiale e psicologico durante tutti i nove mesi di attesa sono bastati per convincere le donne a diventare mamme. Anche quelle arrivate in Italia clandestinamente e terrorizzate dal rischio di essere cacciate una volta diventate mamme e schedate dall’ospedale. «Le mamme in attesa - spiega l’assessore milanese ai Servizi sociali Mariolina Moioli - non hanno nulla da temere perché per la legge italiana la vita viene prima di tutto». In base ai dati dei servizi sociali, sembra che siano in aumento anche le donne italiane che manifestano il desiderio di abortire per problemi economici, perché temono di non riuscire a crescere il bambino o perché sono state abbandonate dal compagno.
Per prevenire le interruzioni di gravidanza, gli abbandoni e gli infanticidi, il Comune di Milano distribuirà brochure tradotte in sette lingue (tra cui anche l’arabo, il romeno e il russo) in cui si indicano i servizi a cui chiedere aiuto in caso di difficoltà economiche. E si sfatano alcuni luoghi comuni, come quelli che spaventano le straniere non in regola.
Nel 2009 sono state 758 le donne che hanno ottenuto il bonus bebè di 500 euro al mese per poter stare a casa con il bambino durante i primi mesi di vita. Di queste, 447 erano italiane. In 320 (di cui 80 italiane) hanno invece ricevuto contributi di 300 euro al mese dal sesto mese di gravidanza fino al primo anno di vita del bambino. Oltre 560 donne hanno invece ricevuto l’assegno di maternità. «Il nostro obbiettivo - spiega la Moioli - è informare tutte le future mamme prima che sia troppo tardi e prendano decisioni drammatiche per sé e per i loro piccoli».
In Lombardia le iniziative di sostegno alla vita non mancano. Ultima, pronta a decollare ad ottobre, è quella varata dalla Regione che darà un contributo di 4.500 euro a tutte le donne in difficoltà economiche che decidono comunque di non abortire. Alle mamme sarà fornita ogni mese una tessera prepagata del valore di 250 euro che potranno utilizzare per prelevare denaro contante in banca o per acquistare materiale per il bambino.
Le richieste saranno sicuramente alte, a giudicare dai numeri dell’anno scorso. Al Cav, il centro di aiuto alla vita della clinica milanese Mangiagalli, sono arrivate oltre 700 richieste di aiuto e ogni giorno le volontarie incontrano 2 o 3 donne, soprattutto straniere.


«Cerchiamo di aiutarle tutte - spiega la direttrice del Cav, Paola Bonzi - ma per noi non è facile perché al momento lo facciamo con risorse nostre che non bastano per sostenere tutte le richieste che ci arrivano. Da ottobre potremo finalmente contare sui finanziamenti regionali». Il Cav prende in carico in media 25 nuovi casi al mese, per un totale di 300 mamme all’anno.

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