«AlbaNaia», la guerra dimenticata

«Siamo ridotti a un centinaio di uomini. Cento poveri diavoli sporchi e barbuti che si aggirano intontiti dalla fatica e dal gelo, tossendo e starnutendo, stretti nei loro miseri stracci, imbacuccati come gioppini». Il freddo e il gelo penetrano dalle pagine di AlbaNaia, storia di una guerra dimenticata, che Augusto Bianchi Rizzi (Mursia, 234 pagine, 17 euro) racconta: «Guerra che costò troppe vite umane. Congelati, dispersi, feriti: le morti più atroci e senza senso laggiù in Albania, fra il 1940 e il 1941». Romanzo che nasce da un diario autentico ritrovato sessant’anni dopo. Storia vera e dunque ancor più coinvolgente quella che vede protagonista il tenente medico Vittorio Bellei che, ventiseienne, parte volontario lasciando a casa la giovane moglie e un figlio di 15 giorni. Bellei crede nel Duce, ama la Patria e coltiva l’etica del sacrificio. Ma la guerra in trincea, d’inverno, a quota duemila metri, non è una passeggiata. Per gli alpini, poco equipaggiati e male armati, è un calvario quotidiano senza fine, con il tenente Bellei impotente e mai pronto a sputare sulla sua divisa e sul suo presente di fascista. Il diario che, Augusto Bianchi Rizzi (già finalista al premio Calvino 1993), ha ritrovato è quello del padre, «un padre fascista, che ha combattuto fino all'ultimo, fiero di combattere per Mussolini e i suoi ideali». Oggi, il figlio ammette che è stato «difficile capirlo fino in fondo», ma che, nel tempo, è arrivato «a una conclusione: con il termine “fascista” si indicano i gerarchi, le camicie nere, ma anche gli alpini volontari sul fronte, come è il caso di mio padre. Lui combatteva non per soldi, non per fama, ma per degli ideali. Per gli stessi ha soccorso soldati nemici e li ha curati, come fossero fratelli. Ideali che lo rendevano forte e convinto di agire per il bene del mondo». E una pagina dietro l’altra, Albanaia, quel senso del dovere verso la società «molto diverso da oggi, epoca in cui la dimensione del singolo è completamente vincente. Naturalmente, colpisce e forte l’orrore della guerra e si respira il tratto pacifista dell’autore. Che vuole quindi parlare alle nuove generazioni, «responsabilità, doveri e obiettivi: due generazioni di giovani, quelle di allora e di oggi, completamente differenti. Basti pensare che il protagonista quando partì per il fronte aveva 26 anni.

Tutte le persone che l'hanno letto si sono commosse, ne sono felice perché volevo entrare nel cuore dei lettori».
AlbaNaia presentazione lunedì ore 21 alla scuola militare Teuliè in una serata di canti alpini e storia e letteratura organizzata da Mursia con l’Esercito.

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