Cinema

Un Albanese ispirato in un remake riuscito

Non sempre tre indizi fanno una prova, ma è certo che il 2023, per l'Italia, è partito decisamente bene dal punto di vista qualitativo

Un Albanese ispirato in un remake riuscito

Non sempre tre indizi fanno una prova, ma è certo che il 2023, per l'Italia, è partito decisamente bene dal punto di vista qualitativo. Dopo il riuscito I migliori giorni, la commedia di Leo e Bruno che ironizza sulla ipocrisia durante alcune feste, ecco che, questa settimana, escono due titoli decisamente riusciti. Del primo, Le vele scarlatte, firmato da Pietro Marcello, trovate la recensione qui a fianco. L'altro è Grazie ragazzi, una commedia ben diretta da Riccardo Milani. Film che ha tanti pregi e pochissimi difetti. E che fa riflettere su una cosa. Molte volte, a ragione, si è puntato il dito contro l'incapacità degli italiani di tirare fuori idee originali. Il nostro cinema, soprattutto a livello di commedie, è tutto un remake, in particolare di film francesi. Con registi e, soprattutto, attori non all'altezza dei cugini. Anche questo, in realtà, è un rifacimento di Un anno con Godot, ma con l'intelligenza di averlo adattato bene alla nostra realtà e con una regia e un cast decisamente in palla. Insomma, ci si può anche «ispirare» e tirar fuori un gran bel film.

Protagonista è Antonio Albanese, bravissimo in un ruolo che sembra scritto su misura per lui, permettendogli di esibire un campionario di registri e toni che non tutti possiedono. Qui è Antonio, attore che vivacchia doppiando film porno (molto divertente l'incipit). Quando il suo amico Michele (un ironico Fabrizio Bentivoglio), titolare di un teatrino dove recita sempre lui, gli trova un incarico particolare, la sua vita cambia. Dovrà dare lezioni di recitazione a dei detenuti. Dopo le difficoltà iniziali, il progetto decolla, grazie anche alla direttrice del carcere (Sonia Bergamasco, ispirata) tanto da volerli portare in scena, addirittura con Aspettando Godot.

Un film ricco di tanti contributi. Non solo molto divertente (e non guasta), ma che afferma l'importanza della cultura, l'amore per il teatro (un bello spot), la realtà del carcere, il mestiere dell'attore. Una sceneggiatura fatta su misura sul cast, dove sono da applausi anche chi, come Marchioni, nei panni del detenuto/attore, riesce a trasmettere una realtà che non sempre, per chi guarda, è facile da immaginare. Chapeau.

Anzi, applausi.

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