Albano in guerra con Romina: «Colpa sua se Ylenia si drogava»

Albano in guerra con Romina: «Colpa sua se Ylenia si drogava»

Felicità è un bicchiere di vino con un panino. Cantavano così, quando ancora ci credevano. Siamo la coppia più bella del mondo l’avevano già cantata Adriano Celentano e Claudia Mori, ma Albano e Romina si sentivano quanto meno alla pari. Era la favola del contadino pugliese tutto cuore e sentimento, cresciuto e arrivato con la sola forza della volontà e dell’ugola, così italiano e così passionale da rapire il cuore della splendida ragazza americana, figlia di, allevata nel bel mondo, ma capace di lasciare tutto per la semplicità rurale di una famiglia vera.
La raccolte dei settimanali sono ancora zeppe di quel matrimonio, la storia della musica ancora risuona di quelle loro canzoni melense e ruffiane, così spudoratamente idilliache da diventare persino irritanti. Ma loro erano sinceri. Ci credevano. Felicità è un bicchiere di vino con un panino, e tutto il resto è una bella casa in mezzo agli ulivi con tanti figli attorno…
Ed eccoli qui, quarant’anni dopo il matrimonio perfetto. La vita può consumare anche le storie più rosa, ma questa l'ha veramente ridotta a brandelli. Tutte le separazioni, il più delle volte, si portano dietro il carico dei veleni e dei rancori: ma loro, dodici anni dopo il divorzio, ancora stanno lanciandosi i piatti in testa. A rendere tutto più tragicamente complicato c'è la ferita inguaribile della figlia scomparsa, il papà convinto che non sia neppure più viva, la mamma convinta sia ancora in giro, da qualche parte. Chiunque può facilmente immaginare quanti effetti collaterali, nei rapporti tra genitori, possa arrecare un tale dramma. Gli sbocchi possibili sono solo due: o si cementano eroicamente sempre di più, o si frantumano vicendevolmente fino alla distruzione. Per Albano e Romina è finita così, nel risentimento e nelle ripicche. Parlando a una televisione spagnola, lei dipinge apertamente l'ex marito come un padre despota, che la figlia non sopportava, tanto da scegliere la fuga. Lui, che non ci sta a uscirne da capro espiatorio, va sulla stessa rete e gioca altrettanto pesante: «Non sono il padre che mi descrive Romina. In realtà, il nostro matrimonio l'ha distrutto la droga. Non volevo essere compagno di una donna coinvolta in questo genere di cose. Penso sia stata proprio Romina ad avviare Ylenia verso la droga». Vuole salvare il padre, ma anche il marito: «Sia chiaro: io Romina l'ho sempre trattata come una madonna».
Poi siamo convinti che il tempo guarisca tutti i mali. Ylenia è scomparsa nel '94, Albano e Romina si sono divisi nel '99, ma ancora oggi i toni sono di una ferocia - e purtroppo inevitabilmente anche di uno squallore - senza uguali. Per due genitori, rinfacciarsi il naufragio di una figlia resta indiscutibilmente lo sbocco più esecrabile. Deve averlo percepito Romina stessa, che davanti all'ennesimo polverone cerca in seguito di smorzare: «La mia intervista è mal interpretata. Non ho mai voluto trattare il mio ex marito come un uomo violento. Chiedo scusa se è questa l'immagine percepita dal pubblico». Quindi una richiesta che arriva fuori tempo massimo: «Chiedo il silenzio stampa. Non voglio che si parli più di questo argomento». Lei, che ha cominciato.
Certo sarebbe bello fosse così: metterci una pietra sopra e voltare pagina davvero, senza dimenticare nulla, senza guarire nulla. Piacerebbe a tutti che il matrimonio perfetto, così perfetto da finire come tutte le cose perfette nel dissolvimento dell'impossibile, fosse sfumato verso il silenzio già tanto tempo fa. Con tutto il carico delle colpe e degli errori, del disincanto e delle disillusioni, rigorosamente chiuso dentro le mura di casa, o nel segreto dell'anima. Se non per un minimo di rispetto reciproco, almeno per rispetto di quella ragazza scomparsa nel nulla.
Invece non è così: il reality del rancore continua negli anni.

E Ylenia si ritrova sempre al centro del mesto spettacolo. Ovunque lei sia, non può gradire questa gazzarra. Ovunque lei sia, certamente pensa quello che tutti, dal di fuori, indebitamente, comunque pensano: per favore, basta.

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