«Il turista è una risorsa, va coltivata bene». Il presidente di Federalberghi-Confcommercio Milano fa i conti dell’ultima settimana della moda. Almeno il 15% in meno di presenze rispetto a un anno fa e incassi precipitati del 25% («fuori dal centro è andata anche peggio»). La crisi generale, il meteo. Prova a trovare in diversi fattori le cause della fuga dei visitatori, ma Alberto Sangregorio che è esperto del settore e ovviamente delle richieste dei turisti, sintetizza: «La città deve essere più attrattiva». E non tartassare chi porta in alto l’indotto. Ma con il bilancio in rosso per 580 milioni, la tassa di soggiorno per il 2012 è più che una certezza. Il Comune vuole incassare almeno 13 milioni di euro, «5 euro per chi soggiorna negli hotel a 4 e 5 stelle» conferma l’assessore al Bilancio Bruno Tabacci, perché «chi usa i servizi della città deve partecipare alla spesa come i milanesi. Chi va all’Arena paga il biglietto per vedere uno spettacolo, no?». Il collega al Commercio Franco D’Alfonso rilancia, fa capire che Tabacci è rimasto indietro e con l’intervento del governo «la tassa di soggiorno potrebbe diventare nazionale, quindi la applicheremmo a tutte le categorie». Compresi gli hotel a 1 o 2 stelle. Anche il Pd benedice la Tourist tax «pagano gli stranieri e chi viene da altre regioni, i leghisti non dovrebbero lamentarsi».
Al tavolo con il Comune la linea degli albergatori è stata netta: «La tassa sul turismo non dovrebbe essere applicata, lo diciamo dall’inizio» afferma Sangregorio. Ma la strada è senza ritorno. «Chiediamo che non diventi una formula matematica, scelta la cifra la applico tutti i giorni dell’anno. Se ci sono eventi, il turista è disposto a spendere una cifra in più per soggiornare in albergo. Ma rischiamo che nella gran parte dell’anno preferiscano dirottarsi altrove». Tra trasporti, musei, i listini alle stelle di bar e ristoranti del centro, «rischiamo che una famiglia di 4 persone riduca i giorni di permanenza o scelga altre mete». Tariffe differenziate dunque (o addirittura congelate quando la stagione è bassissima). Spiega il rappresentante degli albergatori che a Milano i periodi più critici per gli hotel sono gennaio, aprile («esclusa la settimana del Design»), luglio-agosto e si fatica a riempire le stanze a novembre e dicembre. Poiché a far girare il settore è soprattutto il turismo business - la media di permanenza è tra 1,8 e 2,1 giorni -, la tassa «dovrebbe calare anche nel weekend» quando gli hotel devono già lanciare offerte speciali.
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