Un albergo-set nella città del cinema Il de Russie premia il film più romano

Un albergo-set nella città del cinema Il de Russie premia il film più romano

Anna Maria Greco

Per premiare con un autentico sesterzio d’argento Carlo Vanzina e il suo film Il ritorno del Monnezza, ieri sera all’hotel de Russie è arrivato da Londra Sir Rocco Forte in persona. È la prima volta per il riconoscimento promosso dal gruppo alberghiero e dalla società Européenne di Gestion Privée, giunto alla quarta edizione, che va al miglior lavoro cinematografico che abbia Roma come set. Un segnale che ormai l’iniziativa ha assunto un prestigio particolare e infatti stavolta c’è l’alto patronato della presidenza della Repubblica, il patrocinio di Cinecittà Holding, Scuola nazionale di cinema, Anica, Comune di Roma e Apt di Roma, oltre a quello della Roma film commission. Il premio è stato consegnato in una festa per 140 ospiti, presentata da Giorgia Caruso nel suggestivo giardino segreto dell’albergo a due passi da piazza del Popolo. Riconoscimenti speciali (ancora monete romane) sono stati attribuiti dalla giuria composta da Paolo Virzì, Silvia d’Amico, Piero de Bernardi, Alessandra Levantesi, Adriano Amidei Migliano, a Pietro Garinei per la sua attività artistica legata alla capitale e, come ai giovani attori Francesca Inaudi e Riccardo Scamarcio.
Sir Forte, questo premio è un modo nuovo di intendere un albergo e il suo legame con la capitale.
«L’Hotel de Russie non è un hotel normale: per la sua posizione centralissima, per l’edificio stesso progettato da Valadier, per il suo giardino interno, ha una vita particolare perché è aperto alla città. Quando l’abbiamo inaugurato nel 2000, dopo il restauro, volevo che diventasse un luogo d’incontro non solo per i suoi ospiti, per i turisti, ma anche per i romani; un ambiente piacevole, con una sua identità che rispecchiasse quella della capitale, perché vi si creasse intorno un movimento locale e le porte non fossero mai chiuse. Credo che ci siamo riusciti e oggi il de Russie non è un mausoleo né un albergo di catena uguale a tanti nel mondo: è l’albergo di Roma e partecipa della vita della città. Anche attraverso questo premio».
Con il cinema l’hotel ha un legame particolare?
«Il legame con Roma, che è un grandissimo set internazionale e proietta ovunque l’immagine della città. L’albergo stesso è entrato in film famosi come “Nina” di Vincent Minelli, che la sigla del nostro premio, e spesso ospita celebri registi e attori, soprattutto americani, quando lavorano a Roma per un film».
Quanti dei suoi alberghi hanno questo legame speciale con la loro città?
«Il de Russie è il fiore all’occhiello del gruppo, è difficile trovarne altri così. Ma preferisco sempre alberghi tipici, non molto grandi, con una personalità. Molto inglesi se sono in Gran Bretagna, molto tedeschi se stanno in Germania. Posti che piacciano alla gente locale, perché così piaceranno a tutti.

Come il Richemond di Ginevra, sul lago, tanto amato dagli svizzeri: era molto degradato ma con il restauro è tornato all’antico splendore. A fine settembre aprirà a Londra il Brown’s: erano 4 case diverse ed ora è molto intimo».

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