Uno spettacolo replicato con successo per diciotto anni, visto e applaudito in diversi Paesi del mondo, proposto allaperto e al chiuso, amato da pubblici di età e formazioni diverse non è più semplicemente uno spettacolo. Si traduce in un fatto di civiltà, in un monumento nazionale, in un fenomeno di cultura dalla sostanza inopinabile. Si trasforma, cioè, in un evento capace di ispirare altri eventi. Ed è proprio quanto è successo a Memorie di Adriano, celebre messinscena dellomonimo romanzo di Marguerite Yourcenar che Maurizio Scaparro e Giorgio Albertazzi fecero debuttare nell89 a Villa Adriana (sullo sfondo, il suggestivo Canòpo della reggia/rifugio) e che adesso offre materia a un viaggio nel ricordo - e nel Teatro - in programma questa sera allo Stadio della Pallacorda del Foro Italico (ore 21.30).
«Il diario di Adriano. Memorie di viaggio» si intitola questa rievocazione appassionata e poetica cui daranno voce lo stesso Albertazzi (artista instancabile, che vedremo al Festival La Versiliana nel Satyricon di Petronio e che poi farà Achab nel Moby Dick diretto da Antonio Latella) e alcuni dei nomi coinvolti nelle diverse edizioni dellopera: Alfio Antico (alle percussioni), Evelina Meghnagi (straordinaria cantante), le attrici Anita Bartolucci e Maria Letizia Gorga.
Il tutto per rendere omaggio alla Yourcenar, in occasione dei ventanni dalla morte e per anticipare luscita in libreria e in edicola del film Memorie di Adriano (regia di Matteo Raffaelli, produzione minimum fax media). Ma anche per scavare - copione alla mano - dentro le seicento repliche sostenute da Albertazzi negli anni e ricostruire una mappa delle emozioni, parole, sensazioni, scoperte intime che hanno tessuto la trama dellincontro fatale tra lui e il suo imperatore. Il vero mistero di questo successo sta infatti qui: nel rapporto simbiotico tra attore e personaggio. Albertazzi ama ripetere che per lui non ha senso calarsi nel ruolo («lespressione stessa mi fa ridere»), ma che recitare significa piuttosto crescere insieme con il personaggio; radicarlo dentro di sé; sentirselo addosso quasi fosse una seconda pelle, una seconda identità. Come lArlecchino «servitore di due padroni» di Ferruccio Soleri, lAdriano di Albertazzi vive nellanimo del suo interprete e ne intercetta gli umori, le riflessioni, le paure, le evoluzioni.
Informazioni allo 06.3336545.
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