Puntualissimo come sempre, Gabriele Albertini mantiene la sua promessa. E lidillio con il presidente della Provincia Filippo Penati finisce alla Corte dei Conti. A metter zizzania ancora la Serravalle, società che gestisce un tratto dellautostrada per Genova e le tre tangenziali milanesi. Una gallina dalle uova doro che incamera fiumi di denaro in pedaggi e ne distribuisce altrettanti in appalti. Motivo del contendere il colpo di mano pre-ferragostano di Penati che, contando sulla voglia di mare degli inquilini di Palazzo Marino, ha messo mano al portafoglio (dei milanesi) e acquistato un ricco pacchetto di azioni. Il 15 per cento della torta, cedutogli dal socio privato Marcellino Gavio. Lex diavolo che, dopo aver fatto shopping qua e là, ha rivenduto al triplo del prezzo. Unoperazioncina da 238 milioni e 437mila euro di spiccioli che ad Albertini non è proprio andata giù. Soprattutto dopo la firma di quel «patto di sindacato» che avrebbe previsto un guida a tre (Comune, Provincia, Camera di commercio). Un ceravamo tanto amati destinato a sfumare rapidamente dopo che Penati ha messo in cassaforte il 52,7 per cento della società dei veleni.
Laveva detto Albertini, annunciando «laccertamento, nelle competenti sedi, della legittimità dellacquisto da parte di Asam (società di proprietà della Provincia, ndr) e dei processi decisionali che lo hanno realizzato, con riferimento alla sussistenza dellinteresse pubblico sottostante». E così, prima di salpare per le vacanze, ha depositato il ricorso alla Corte dei Conti. Chiamata a decidere se in quel pagare quasi 9 euro azioni fino ad allora circolate a 3 ci sia stato spreco di denaro pubblico.
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