Albertoni: "La politica è rimandata a ottobre"

Il Salone Nautico di Genova compie 50 anni. Intervento a tutto campo quello del presidente di Ucina: idee chiare per agganciare la ripresa e priorità del settore

Albertoni: "La politica
è rimandata a ottobre"

Il protagonista è lui, il Salone Nautico Internazionale di Genova. Principe indiscusso tra i saloni nautici del mondo. Unico e irripetibile. Poi ci sono alcuni «falsi», come dirà Lorenzo Selva. Ma l’edizione che andrà a inaugurarsi il 2 ottobre prossimo sarà un evento speciale. Perché il Salone compie 50 anni. Un traguardo importante, di buon auspicio dopo la crisi scoppiata proprio a Genova 2008. Nonostante uno scenario economico ancora difficile, tuttavia, la rassegna esibisce numeri importanti: 1.400 espositori (il 36% dei quali esteri), 2.300 barche (il 60% inferiori ai 1o metri), di cui 500 in acqua. Ma la vera sorpresa arriva dalle novità, le cosiddette «anteprime». Grazie a un’imprenditoria che ha raccolto il guanto della sfida e che, senza piangersi addosso, ha investito ancora per progettare e costruire 500 nuovi modelli.
Le considerazioni «Nel 2009 - dice Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina-Confindustria Nautica - abbiamo vissuto una crisi economia che ha messo a dura prova la tenuta di molte aziende. Oggi, nonostante qualche lieve segnale di miglioramento, sappiamo che ci vorrà ancora tempo per recuperare i livelli produttivi che ci competono. Nel primi trimestre 2010 il Pil è cresciuto dello 0,6%, con una performance migliore rispetto a Francia, Spagna e Gran Bretagna. Segnali positivi arrivano anche dall’export che nel primo trimestre ha incassato un ottimo +17,2%. Questa è la forza del nostro made in Italy.Per quanto riguarda la nautica da diporto, per il 2009 avevamo stimato una contrazione fra il 27 e il 35%. Oggi sappiamo che il calo complessivo è stato del 30,5%.Siamo però convinti che al momento della ripresa, il nostro sarà uno dei settori con maggiori margini di crescita».
La grande trasformazione
Tuttavia in questi anni la nautica si è trasformata da settore di nicchia a comparto industriale: «Un settore trainante e dinamico - aggiunge Albertoni - che può ancora vantare una leadership mondiale con il 51,3% del portafoglio ordini, nel comparto delle grandi barche. Con oltre 3 miliardi di dollari di valore, l’industria nautica italiana si presenta al primo posto della classifica dei primi 20 Paesi esportatori di yacht e barche da diporto nel mondo. Rispetto ad altri settori, storicamente votati all’esportazione, a oggi la nostra quota di export si è ridotta solo del 15%. La nautica è comunque al quinto posto, nella graduatoria dei prodotti che guidano la leadership del made in Italy».
Politici nel mirino Politica sul banco degli imputati: «A ottobre - dice Albertoni - ci saranno le aziende, le barche e i visitatori. Ma a ottobre è rimandata anche la politica, come accadeva una volta a scuola. Lo scorso anno, ospiti dell’Assemblea straordinaria della nautica, abbiamo avuto tre ministri ai quali abbiamo presentato il “Piano generale per la nautica” che avrebbe attratto 3 miliardi di euro di investimenti privati. Dobbiamo farlo subito - dissi in quella occasione - dobbiamo andare all’attacco, innovare in tutti i campi, anche sui temi fiscali. Sono trascorsi 9 mesi e la riforma della legge 84/94 sui porti attende ancora il parere della Conferenza delle Regioni per proseguire il cammino parlamentare, mentre non abbiamo avuto alcuna risposta sulla linea di azione di “Italia Navigando” e la ridefinizione dei canoni demaniali è rimandata alla realizzazione del Federalismo. La riforma delle aree marine protette è stata incardinata al Senato, ma muove troppo lentamente i primi passi dell’iter parlamentare. Sono stati aperti i tavoli tecnici per aggiornare il regolamento di attuazione del Codice della Nautica e il decreto sui titoli professionali e un altro per creare un esame unico nazionale a quiz per la patente nautica, ma sono tutti da concludere. Poi si è aggiunta la questione oggi più attuale - per non dire drammatica - perché ha messo in difficoltà il nostro Paese sui mercati internazionali del noleggio dei grandi yacht. Mi riferisco alla mancanza di norme e interpretazioni certe sugli aspetti fiscali e doganali che spinge i broker a far partire le unità da Paesi esteri - in primo luogo la Francia - regalando a loro i benefici fiscali e il rilevante indotto».
L’affondo «La politica non può farsi imbrigliare dai facili qualunquismi: questa non è l’industria dei ricchi, così come la moda non è l’industria dell’effimero. Sono invece fra i pochi pilastri economici su cui il Paese può puntare per rilanciare la sua economia. La politica abbia il coraggio di guardare oltre e darci gli strumenti per continuare a essere leader nel mondo».


Urgenze a grande richiesta Al termine del suo intervento, Albertoni ha elencato le priorità: il piano industriale per lo sviluppo della Fiera; il rifacimento del Padiglione S perché diventi definitivamente un riferimento mondiale per la piccola nautica; il completamento del Padiglione B con l’incorporazione del Padiglione D; il rifacimento dell’entrata di Levante e del varco di Ponente; un centro congressi annesso al quartiere. E la definizione delle concessioni demaniali per la Nuova Darsena in capo a una società mista Fiera di Genova-Ucina.

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