Laura Verlicchi
Liberalizzazione delle professioni: un tema più che mai dattualità, dopo le recenti e discusse decisioni del governo, e particolarmente sentito in Lombardia, «serbatoio» di professionisti di ogni settore. Per le professioni economico-contabili, inoltre, il nodo della competitività si intreccia a quelli dellAlbo unico, di cui si stanno organizzando le nuove strutture e organismi interni. Problemi che approfondiamo con Mario Canevari, presidente dellUnione dei collegi regionali della Lombardia.
Cominciamo con uno dei punti più controversi: la liberalizzazione delle tariffe.
«Labolizione dei minimi tariffari per i professionisti dovrebbe spostare la concorrenza dal profilo qualitativo a quello quantitativo, ossia ai prezzi. Laspetto negativo, di cui raramente si parla, però, è che i professionisti hanno costi di formazione piuttosto elevati, che ovviamente non possono essere fatturati a un cliente specifico. Ecco perché è necessario uno zoccolo tariffario che retribuisca anche questi costi, non altrimenti recuperabili».
Che ne pensa della possibilità di farsi pubblicità?
«Ritengo che non vada demonizzata, ma al contrario utilizzata al meglio. È questa anche la posizione del nuovo ordine unico delle professioni economico-contabili, che aprirà questa possibilità a tutti gli iscritti, sullesempio dellattuale ordinamento dei dottori commercialisti, che già la prevede. Certo, cum grano salis: la pubblicità per i professionisti deve mantenersi nei limiti del far conoscere al mercato la propria esistenza».
Il provvedimento, però, sembra agitare una spada di Damocle sugli Ordini professionali.
«In effetti mi sembra che, col pretesto del riordino delle professioni, si cerchi di aprire laccesso in modo più facile, e per questo si vogliano chiudere o quanto meno ridimensionare fortemente gli Ordini. Ma questo non è nellinteresse del cliente, al contrario: perché proprio il sistema ordinistico garantisce i requisiti minimi di professionalità».
E veniamo allAlbo unico: qual è lo stato dellarte?
«Anche se la partenza è prevista per il 2008, dobbiamo già ragionare adesso in modo unitario. E questo anche e soprattutto per far fronte alle nuove sfide poste dal decreto sulla competitività, e dalle altre decisioni che dovessero riguardare il mondo delle professioni. È chiaro infatti che il maggior peso - anche numerico - dato dallunificazione si tradurrà in un maggior potere contrattuale nel confronto con il governo. Fra laltro, una categoria numerosa, compatta e forte potrebbe esercitare più pressione per modificare le normative antiriciclaggio: nessuno discute lopportunità di segnalare le operazioni sospette, ma il carico di adempimenti burocratici previsto per i professionisti è troppo, non siamo banche né holding».
Che cosa si sta facendo a questo proposito nella nostra Regione?
«LUnione dei collegi ragionieri sta lavorando insieme al Codis, ossia il coordinamento dottori commercialisti, per costituire un tavolo di lavoro, con il compito di valutare appunto il ruolo della categoria unita a livello regionale. Due rappresentanti per i ragionieri e due per i dottori cominceranno in particolare a esaminare gli statuti per rafforzare il peso della Lombardia nella nuova categoria che nascerà dallAlbo unico, come è giusto che sia sulla base dei numeri, sia di presenze che di contributi versati».
Un cammino avviato senza ostacoli, dunque?
«Non esattamente. Va detto che cè ancora, tra i «cugini» dottori, una minoranza che mal sopporta lunificazione, e la contesta in ogni modo. Per esempio, criticando laspetto previdenziale».
In che senso?
«Vi è chi sostiene che la cassa previdenziale dei regionieri sia in sofferenza, e che quindi toccherà ai dottori pagare anche le nostre pensioni. Questo non è vero, e i numeri lo dimostrano.
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