Roma - Il sindaco di Roma Gianni Alemanno non accetta di fare da capro espiatorio nella cosiddetta «Parentopoli», l’inchiesta che mira a stabilire se ci siano state delle irregolarità nelle assunzioni avvenute nel corso degli ultimi anni in alcune aziende municipalizzate della capitale. E ieri, intervenendo a chiusura della manifestazione del Pdl a sostegno del governo al Palazzo dei Congressi dell’Eur, ha ricordato che la sua amministrazione si è già prefissata un compito importante quanto risolutivo. All’inizio del nuovo anno dovrebbe essere infatti varato un nuovo regolamento comunale che introduce l’obbligo di concorsi trasparenti in ogni contesto in cui si assume. «Ne ho parlato con Brunetta - spiega il primo cittadino romano - da gennaio per la prima volta avremo norme così ferree che neppure l’ultimo degli assunti potrà avere l’ombra del dubbio sulle sue spalle».
Intanto per Alemanno i problemi sono soprattutto di natura politica. Due dei suoi assessori sono sotto schiaffo. E la loro (da molti auspicata) uscita di scena rischia di provocare un rimpasto di giunta. A essere finiti nel calderone di «Parentopoli» sono Sergio Marchi, assessore alla Mobilità, e Fabio De Lillo, titolare dell’Ambiente. Senza responsabilità dirette, ovviamente. Per loro al massimo c’è una responsabilità politica. L’inchiesta giudiziaria ha infatti investito i vertici di Atac (trasporto pubblico) e Ama (raccolta rifiuti) e proprio a Marchi e De Lillo è affidato il compito di vigilare su queste due aziende.
Per la verità il procuratore di Roma Giovanni Ferrara ha spiegato che l’inchiesta non riguarda solamente l’ipotesi di abuso d’ufficio e ha sottolineato che al setaccio degli inquirenti sono gli ultimi sei anni di gestione (quelli, per intenderci, non protetti dalla prescrizione). Quindi ben oltre le responsabilità della giunta di centrodestra guidata da Alemanno.
Il sindaco comunque ha già annunciato che tutte le assunzioni che risultassero viziate da irregolarità verrebbero annullate. «Se c’è stato qualcuno che ha violato le regole, dovrà pagare - tuona dal palco del Palazzo dei Congressi - e chi è stato assunto illegalmente dovrà lasciare il posto di lavoro». Un modo insomma per dimostrarsi pronto a raddrizzare il timone di una barca da molti considerata già da tempo alla deriva.
Altri problemi e incomprensioni stanno, però, minando la serenità del primo cittadino di Roma. Uno dei suoi uomini di fiducia, Maurizio Basile, (già suo capo di gabinetto e da due mesi appena amministratore delegato di Atac) lo ha platealmente smentito sui numeri. Il sindaco aveva parlato di 85 assunzioni sospette. «Non so da dove vengano questi numeri - commenta Basile - le assunzioni in Atac sono state negli ultimi due anni 854 ma la metà riguardano autisti, operai e macchinisti. L’altra metà è stata fatta a chiamata diretta ed è su questa parte che si concentra la nostra attenzione».
L’amministratore delegato di Atac ha annunciato che i risultati dell’inchiesta interna dovrebbero essere resi pubblici entro il 20 dicembre. Per l’occasione è stata reclutata anche una società esterna, la Spencer Stuart, che controllerà se i nuovi dirigenti dell’azienda abbiano i profili professionali idonei per gli incarichi che ricoprono.
Sulle assunzioni, conclude Alemanno, «la sinistra dimentica che questa giunta ha stabilizzato 2mila precari ereditati nelle giunte precedenti. Gente che aspettava un lavoro stabile. Noi abbiamo pagato i conti della sinistra anche sul lavoro».
Oggi, intanto, si riunisce per la prima volta la commissione, presieduta dal segretario generale del ministero del Lavoro Francesco Verbaro, che entro il 31 gennaio definirà nuove regole per le assunzioni sia in Campidoglio
sia nelle società partecipate. «Ci spingeremo fino al punto di prevedere - annuncia Verbaro - il divieto di partecipare ai concorsi per coloro che hanno rapporti di parentela con dirigenti e amministratori delle società».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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