Alemanno lancia l’austerity: basta con Roma spendacciona

Il disavanzo ammonta a 8 miliardi e 700 milioni di euro. Il sindaco: «La città ha vissuto al di sopra delle sue possibilità». E ora arrivano i tagli

da Roma

Basta con le spese fuori controllo, invertire la rotta dell’indebitamento, stop agli sprechi. Ma senza trascurare lo sviluppo. «Questo è il giorno della verità e della responsabilità, non quello delle polemiche inutili».
Sceglie un tono solenne Gianni Alemanno presentando il piano di rientro dal deficit del Campidoglio e svestendosi dei panni di commissario straordinario per raccontare la sua ricetta per risanare i conti della capitale. Conti che vedono «un disavanzo complessivo di 8 miliardi e 700 milioni di euro, 1,8 dei quali sono passività di cassa e 6,9 sono di debito». Un compito non semplice, quello di coniugare l’esigenza di tappare le falle con quella di promuovere lo sviluppo della capitale. Dunque anche la pagina delle aspre polemiche con l’opposizione sulle responsabilità di quel «buco» nei conti, che prima dell’estate ha vissuto uno scontro a distanza tra l’ex sindaco Veltroni e il nuovo primo cittadino, viene ora accantonata in un clima più sereno. La critica alla gestione precedente finisce sfumata nei toni e nelle parole, anche se Alemanno rimarca comunque che «negli anni precedenti il Comune ha avuto spese superiori alle sue capacità», e ha insomma «condotto una vita al di sopra della sua possibilità».
In arrivo tagli, quindi, cominciando da sacche di spreco come quella rappresentata dalle aziende comunali, le ex municipalizzate, che fanno segnare 892 milioni di euro di debiti fuori bilancio. Ma niente di indiscriminato, avverte il sindaco, e soprattutto niente sulla pelle dei cittadini. «Non taglieremo le risorse destinate ai servizi sociali, e non aumenteremo la pressione fiscale», premette Alemanno. Il risanamento passerà per la «lotta all’evasione», per la razionalizzazione della spesa, soprattutto mettendo mano alla «holding» del Campidoglio, accorpando per quanto possibile le società per azioni controllate dal Comune.
C’è poi da condurre in porto il progetto del Campidoglio 2, «che consentirà il trasferimento in un’unica struttura - spiega il sindaco - degli uffici comunali ora distribuiti nella città con un conseguente spreco di risorse e costi di gestione». E poi c’è la grande «rivoluzione» del federalismo fiscale. Sul punto Alemanno fa un appello al governo. «Venerdì prossimo o al massimo la settimana successiva sarà presentato il disegno sul federalismo fiscale, e all’interno dovrà esserci la norma per Roma Capitale». E all’esecutivo Alemanno, oltre alla domanda di «erogare in modo stabile le risorse», chiede anche - incassando il plauso dell’opposizione - lo sblocco dei trasferimenti finanziari destinati alla Regione Lazio, fondi attesi da tempo e che poi Marrazzo dovrà in parte girare alle malconce casse capitoline.
Insomma, finito il periodo di commissariamento per uscire dal deficit, ora si comincia a fare sul serio.

Il prossimo appuntamento in Campidoglio è per fine ottobre. Il 30, infatti, verrà presentato in Aula Giulio Cesare l’assestamento di bilancio e il documento di programmazione finanziaria del comune, al termine della fase di concertazione.

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