Politica

Alemanno lancia la sfida sul fisco: «Irap addio tassando le rendite»

«Il governo apra un dibattito: sono d’accordo anche gli industriali». Ma Tremonti e la Lega frenano: finanziamo i tagli con una minor spesa

Alemanno lancia la sfida sul fisco: «Irap addio tassando le rendite»

Fabrizio De Feo

nostro inviato a Rimini

Il sasso viene lanciato con forza, nel primo giorno del Meeting, da Raffaello Vignali. «Il fisco deve cambiare rotta e colpire le rendite, non la produzione» chiede il presidente della Compagnia delle Opere. L’idea, entrata da tempo nel dibattito, accende passioni e contrapposizioni frontali, consensi e dissensi che dimorano nello stesso esecutivo e vengono plasticamente espressi da Gianni Alemanno e Giulio Tremonti nei loro interventi alla grande kermesse riminese, in un botta e risposta che va in scena quasi in contemporanea.
«I conti parlano chiaro: noi potremo cominciare a smantellare l'Irap soltanto trovando altre forme di gettito fiscale, e l’unica entrata è quella della rendita finanziaria», sostiene il ministro delle Politiche agricole. Alemanno ricorda che, a favore della tassazione della rendita si sono espressi gli industriali, il mondo sindacale e ora anche la Compagnia delle Opere. Una coincidenza di intenti che deve far riflettere. «Credo che questo sia il grande segnale che il governo deve dare nella prossima Finanziaria, in un Paese come l'Italia che ha la più alta tassazione sulle imprese e la più bassa sulle rendite finanziarie. Ritengo questa una scelta necessaria ma anche un scelta a forte contenuto etico, perché significa dare l'indicazione che sia più giusto fare impresa e lavoro rispetto al fare rendita».
Giulio Tremonti, da un’altra sala della Fiera, raccoglie il testimone ma lo butta via, piantando subito un paletto apparentemente insuperabile. «C'è qualcuno che è andato di notte a mettere le mani nei risparmi degli italiani. Questo, finché ci sarà Forza Italia, non avverrà. Noi non tasseremo i Bot», promette il vicepremier. «Il problema - secondo l'ex ministro dell’Economia - non è come tassare i capital gain fatti dai raiders, ma come evitare che essi li facciano. Dunque il problema è alla base. Cerchiamo di eliminare la patologia italiana, evitando di crearne una ancora maggiore».
La controreplica del leader della Destra sociale non si fa attendere. «Spero che il governo apra un dibattito serio. Che non proceda per anatemi, con un sì o con un no perché sarebbe un pregiudizio. A mio avviso - conclude Alemanno - la misura avrebbe un doppio vantaggio: la gente la capirebbe perfettamente e si creerebbe una copertura finanziaria per il taglio dell'Irap».
Il triangolo ministeriale - corredato anche dalla parziale apertura mattutina del ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, schierato contro «i capital gain istantanei, contro il mordi e fuggi», si chiude con Roberto Maroni. Una posizione tagliata con nettezza: «La Lega è contraria all'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie. Non si può diminuire la pressione fiscale da una parte, così come vogliamo fare con l'Irap - spiega il ministro del Welfare - finanziando il taglio con un aumento della pressione fiscale su un altro settore. Non sarebbe una politica condivisibile. La riduzione della pressione fiscale si fa tagliando delle spese, punto e basta».
E a chi denuncia lo squilibrio esistente tra tassazione sui capital gains e quella invece più consistente sulla produzione, il ministro del Carroccio replica che «non è uno squilibrio ma una differenza di carico fiscale che deriva da una situazione che è quella che abbiamo. Seguendo questa logica - aggiunge Maroni - anche sull'Iva allora c'è squilibrio...

».

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