Alemanno: «Ora c’è paura a girare per le strade»

da Roma

«Siamo di fronte a una situazione di emergenza. Oggi c’è da avere paura a girare per le strade di Roma». Il neosindaco Gianni Alemanno sintetizza così l’umore della città all’indomani dell’incidente che nella notte tra giovedì e venerdì in via Nomentana ha strappato la vita a due fidanzati belli e felici ad opera di un pirata della strada probabilmente sotto l’effetto della droga. Ipotesi, quest’ultima, avvalorata dalla testimonianza di Valentina Giordano, la ragazza che era in auto con Stefano Lucidi.
Per il trentacinquenne pirata della strada la Procura di Roma potrebbe chiedere a breve il giudizio immediato. La ricostruzione dei fatti è ormai completata - tra le consulenze tecniche disposte ieri anche una tesa ad accertare la velocità della Mercedes 220 guidata da Lucidi - e quindi gli inquirenti romani, il procuratore aggiunto Italo Ormanni ed il sostituto Carlo Lasperanza, una volta esauriti tutti gli accertamenti di rito, potrebbero sollecitare il processo in tempi brevi per l’indagato. Lucidi è da venerdì in stato di fermo per duplice omicidio volontario per dolo eventuale ed omissione di soccorso. Il tutto con l’aggravante della guida senza patente e del passaggio ad un semaforo rosso ad alta velocità. Ieri i magistrati hanno chiesto al gip la convalida del fermo. Domani si dovrebbe tenere l’udienza per l’esame della richiesta e l’interrogatorio di garanzia dell’uomo. Sempre lunedì è in programma l’autopsia sui due ragazzi travolti dalla Mercedes 220, mentre erano in sella ad uno scooter. Sarà Vincenzo Liviero, della polizia scientifica, ad eseguire l’accertamento.
In tanto dolore, una piccola grande speranza. Il cuore, il fegato e i reni di Flaminia sono stati espiantati per potere dare la vita a quattro persone ammalate.

A effettuare gli espianti è stata l’Organizzazione centro-sud del centro trapianti, che ha ringraziato «infinitamente» la famiglia Giordani. Il cuore è già a Siena per un giovane di 30 anni. Gli altri tre organi sono destinati a tre malati ricoverati in ospedali romani, due al San Camillo e uno al Policlinico di Tor Vergata.

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