Alemanno: sinistra coi nervi tesi per la nostra volontà di recupero

Massimo Malpica

da Roma

«La par condicio va rispettata solo nei tempi in cui è prevista, mentre il pluralismo andrebbe rispettato tutti i giorni dell’anno. Ma attenti: a livello locale, per esempio a Roma, le cronache sono spesso impermeabili alle opposizioni. Eppure nessuno dice nulla». Gianni Alemanno, ministro delle Politiche agricole e in corsa per il Campidoglio sotto le insegne di Alleanza nazionale, fa il punto sulle polemiche tra gli schieramenti dopo le parole di Ciampi e rivendica la possibilità di giocarsela ad armi pari con Veltroni a Roma. Se così sarà, spiega, potrebbe presto svestire i panni istituzionali. «Non bisogna prendere alla lettera le parole del capo dello Stato - esordisce - perché io le interpreto come un condivisibile invito all’imparzialità. Un appello al pluralismo vale sempre, nell’informazione e soprattutto nel servizio pubblico. Non so perché Ciampi l’abbia voluto fare ora ma lo condivido. Noi, come dice Berlusconi, applicheremo la par condicio dall’inizio alla fine, ma anche al di là di questo periodo il rispetto del pluralismo è indispensabile».
C’è chi pensa che il momento sia dovuto al successo della strategia mediatica del Cavaliere. Che clima c’è nella Cdl?
«Sicuramente di grande speranza, la possibilità di recupero innervosisce il centrosinistra. La battaglia è totalmente aperta, e proprio per questo c’è tensione soprattutto nell’Unione che già si sentiva la vittoria in tasca al tempo delle regionali».
Quanto alla par condicio, com’è la situazione per chi a Roma vuole sfidare Walter Veltroni?
«Se a livello nazionale c’è un problema, perché fatalmente chi governa è presente sui mezzi d’informazione anche per il suo ruolo istituzionale, la questione c’è a maggior ragione a Roma, dove le cronache locali sono allineate nel tributare onori quotidiani a Veltroni. Se non si è dalla parte politica del primo cittadino, si fa fatica a penetrare le cronache».
Veltroni ha un buon rapporto con i mezzi di informazione.
«Ottimo, e sfrutta tutte le occasioni. Ha detto che sarebbe entrato in campagna elettorale solo l’ultimo mese ma in realtà non l’ha mai interrotta da 5 anni e ora la sta intensificando. Ogni giorno ci sono inaugurazioni ed eventi, e spesso i nastri che il sindaco taglia sono merito di finanziamenti nazionali. Insomma, la par condicio “locale” è questione delicatissima, anche perché la mancanza di pluralismo nelle cronache cittadine fa meno notizia e trova meno censori, e dunque prego il presidente Ciampi di guardare al problema da lui sollevato a tutti i livelli e in tutte le forme».
Quindi battere Veltroni è impossibile?
«Certo che no. Penso che dietro alla sua operazione d’immagine la città soffra e voglia cambiare. Veltroni si può battere, ma bisogna far passare il messaggio che un’alternativa è possibile, per sconfiggere sia l’assuefazione sia la “cappa di piombo” del plauso mediatico veltroniano. Con il lavoro sul territorio e tra la gente possiamo rovesciare questa egemonia».
Certo il clima non è sereno: per non farla parlare nel X municipio hanno occupato la sala consiliare.
«Sì, c’è un’area estremista che provoca e cerca incidenti, quella dei centri sociali e dei movimenti antagonisti che vivono ai margini della legalità ma che, come il consigliere Nunzio D’Erme, spesso e volentieri fanno maggioranza con Veltroni. Bisogna impedire che queste tensioni pesino sulla campagna elettorale. Riconosco al sindaco di aver preso le distanze da certi comportamenti, ma resta il fatto che alla fine il prezzo lo paghiamo noi, con il rischio di trovarci coinvolti in una spirale di violenza».
Farà il ministro fino alla fine?
«Ci sono un paio di questioni da definire: la riforma previdenziale in agricoltura, molto attesa, e poi bisogna trovare risorse e strumenti per il settore dello zucchero. Fatti questi provvedimenti vorrei uscire dal mio ruolo istituzionale. Ma bisogna vedere come Veltroni utilizzerà il suo.

E se penso al programma del 21 aprile, quando in piena campagna elettorale il sindaco ha preparato la propria apoteosi, tra concerti, l’inaugurazione del brutto edificio dell’Ara Pacis e della Fiera di Roma, un’idea me la faccio».

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