«Alexandra» già in odore di Palma d’oro

Piace il film sulla Cecenia. Il regista Sokurov da casa: «Sono malato, non indispettito con il Festival. M’inchino alla moglie di Rostropovich»

da Cabona

Sokurov assente, Sokurov vincente? Il suo Alexandra, in concorso ieri al Festival di Cannes, è stato molto applaudito dalla stampa. Non che i giudizi dei giurati coincidano sempre con quelli dei giornalisti, ma una certa indifferenza aveva accolto quasi tutti gli altri film.
Con all'attivo varie presenze in concorso a Cannes, il cinquanteseienne regista russo è dunque ora uno dei favoriti per la palma d'oro e/o per il premio d'interpretazione femminile all'ottantaduenne Galina Vishnevskaya, vedova di Mstislav Rostropovich e cantante solista al teatro Bolscioi dal 1952 al 1974, quando venne esiliata col marito.
Però è dubbio che, in caso di premio, il regista possa raggiungere Cannes. La conferenza stampa di ieri era già stata annullata, perché Sokurov deve operarsi per distacco della retina e la Vishnevskaya è ancora prostrata dalla scomparsa del marito. Si noti poi che Sokurov ha da poco perduto due amici stretti: Rostropovich, al quale aveva dedicato l'anno scorso il documentario Elegia della vita: Rostropovich-Vishnevskaya, presentato all'ultimo Festival di Locarno; e l'ex presidente russo, Boris Eltsin, ai funerali del quale ha tenuto un accorato discorso.
Cattiva salute, dunque, non politico dispetto la ragione del non-arrivo a Cannes di Sokurov, come è stato scritto da alcuni quotidiani italiani, collegandola all'inclusione fuori concorso - annunciata solo l'altroieri - del documentario Ribellione. Il caso Livtinenko di Andrei Nekrasov e Olga Konskaya. «È falso», è stato il secco commento del direttore artistico del Festival, Thierry Frémaux.
Raggiunto al telefono, Sokurov ha escluso il «dispetto». S'è anzi rammaricato che alla conferenza stampa non avesse potuto venire nemmeno la Vishnevskaya. E, per ringraziarla, ha chiesto al Giornale di pubblicare questa sua dichiarazione: «M'inginocchio davanti a Galina Vishnevkaja per i disagi che ha sopportato durante le riprese del film, avvenute in Cecenia, in particolare a Grozny, fra giugno e luglio. Ha accettato di portarlo a termine anche quando il marito, gravemente malato, veniva operato in Svizzera, affrontando la lavorazione nonostante il caldo e rischiando l'incolumità in zona di guerra». Da Mosca era giunta una scorta speciale perché l'attrice corresse meno rischi…
Tanto rumore per nulla, allora? Fino all'accoglienza della stampa per Alexandra, Sokurov non credeva più a un premio a Cannes per un suo film. C'era voluto parecchio per convincerlo ad accettare il concorso: lui voleva il fuori concorso, insomma dichiarandosi battuto prima che lo battessero ancora gli altri. Un comportamento non da dispettoso, ma da depresso. E poi chi conosce i rapporti di stima fra i registi russi, sa che, se Sokurov è stato deluso dal Festival, non è per Ribellione, fuori concorso, ma per Izgnanie (titolo internazionale The Banishment) di Andrej Zviaguintsev, in concorso. Sullo stesso piano di Alexandra...
Il falso denunciato da Frémaux avrà almeno fatto parlare di più in Italia di Alexandra, nettamente superiore ai precedenti film di Sokurov, specie Moloch, Taurus e Il sole, che riducevano statisti ad ometti, senza accorgersi che, così, veniva meno la ragion d'essere dei film stessi.
Alexandra è dunque la grande sorpresa del Festival. Sokurov l'ha scritto e diretto, occupandosi della guerra in Cecenia dopo altri film di registi russi: Il prigioniero del Caucaso di Bodrov, Il ladro di Pavel Ciukraj (almeno nella versione originale, perché quella italiana è mutilata); La casa dei matti di Konchalovsky.

Ma Sokurov ha trovato una chiave nuova: la visita al campo della nonna di un giovane capitano. Ne deriva un film perfetto per dialoghi, recitazione, imparzialità. Un premio in più, oltre alla palma d'oro, Alexandra lo meriterebbe perché s'astiene dal classico grimaldello festivaliero: l'ostentazione pacifista.

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