Cento anni fa, il 24 giugno del 1910, a Milano, zona Portello, nasceva l'A.L.F.A, Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, costituita da un gruppo di imprenditori milanesi rilevando le attrezzature del francese Alexandre Darracq, uno dei pionieri dell'automobile. A posare la prima, solida pietra angolare del secolo di storia dell'Alfa Romeo, ci pensò l'ingegner Giuseppe Merosi che in pochi mesi realizzò la 24Hp, prima vettura a portare sul radiatore quell'emblema con il biscione dei Visconti e la croce rossa in campo bianco, di origini comunali. La vittoria nel 1911 della 24Hp alla Targa Florio mise subito in luce il Dna sportivo del marchio che nel 1915 passò nelle mani di Nicola Romeo, da Sant'Antimo, Napoli. Anno da ricordare il 1920, con la Torpedo 20-30Hp, prima vettura a portare il marchio «Alfa Romeo» e l'arrivo in Alfa del ventunenne Enzo Ferrari, pilota, da Modena. Le competizioni rappresentavano l'attività principale dei costruttori europei dell'epoca, mentre le versioni stradali erano per pochi ricchissimi clienti, come dimostra la RL, sei cilindri, 83 cv e 178 kmh di velocità massima lanciata nel 1922, un anno prima della nascita del «quadrifoglio verde» che avrebbe poi accompagnato tutte le Alfa Romeo da competizione, esclusi gli anni dal 1928 al 1937 quando venne sostituito dal cavallino rampante del Drake, un decennio ruggente con le Alfa Romeo, progettate da Vittorio Jano, portate al successo da Campari, Brilli-Peri, Ascari e Nuvolari.
Passata nel 1933 in mano pubblica attraverso l'Iri, l'Alfa Romeo venne ristrutturata sotto la guida di Ugo Gobbato, un abile manager che rimase purtroppo ucciso in un attentato nell'aprile del '45. Comincia nel 1946 l'era di Orazio Satta, il dirigente che pur non trascurando le competizioni (l'Alfa vinse i primi due mondiali piloti nel 1950, con Nino Farina, e l'anno dopo con Fangio) riuscì a trasformare l'Alfa Romeo in un moderno costruttore di auto di serie con la 1900, la prima Alfa uscita da una catena di montaggio. Venne poi la Giulietta, nel 1954, in tutte le sue versioni che inaugurarono le collaborazioni con i carrozzieri italiani: da Bertone a Pininfarina, da Zagato a Giugiaro; e quindi la Giulia, un'auto sportiva, compatta, sicura e affidabile che Satta regalò a Giuseppe Luraghi, manager illuminato, che governò all'Alfa dal 1961 al 1974, anni durante i quali venne aperto lo stabilimento di Arese ('63), nacque l'Autodelta (il reparto Corse guidato dal 1963 dall'ingegner Carlo Chiti che riportò l'Alfa nel campionato Marche e in Formula 1) e videro la luce capolavori come la Spider Duetto di Pininfarina, compagna di Dustin Hoffman ne «Il Laureato» del '67, e la Montreal di Bertone.
Nasce anche l'Alfasud di Pomigliano d'Arco, da dove nel 1972 - mentre ad Arese vede la luce l'Alfetta - esce la prima vettura, firmata Italdesign, destinata ad allargare la base dei clienti Alfa. Luci ed ombre si alterneranno poi nella fabbrica campana che ha dato i natali, nel 1983, alla 33 e all'infelice Arna, frutto di cooperazione fra la Casa del Biscione e la Nissan. Dopo oltre mezzo secolo in mano pubblica, l'Alfa Romeo passa nel 1986 al Gruppo Fiat al termine di una lunga controversia con Ford e nasce la società Alfa Lancia che già nel 1987 mette in campo la 164 realizzata sul pianale di Thema e Croma, un'ammiraglia capace di competere con le concorrenti tedesche, che dà nuova vita al marchio e con la quale si tenta di sbarcare, senza successo, negli Stati Uniti.
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