
Al Giffoni Film Festival è arrivato l'elogio esplicito del "wokismo" e, a farlo, è stato la regista e attrice Michela Andreozzi, che ha portato in gara al festival del cinema dei ragazzi il suo ultimo film "Unicorni". La trama? Parla di una famiglia nel mondo moderno, con un padre che si dichiara progressista ma che vacilla quando suo figlio gli comunica che vuole indossare abiti femminili anche fuori dal segreto delle mura domestiche. E non stupisce che si tratti dell'ennesimo film girato a Roma, stavolta nel rione Monteverde: sembra che tutti i registi che vogliono apparire impegnati scelgano la Capitale per dimostrare di esserlo.
Il tema del film, comunque, non è un'innovazione assoluta, strizza l'occhio al solito pubblico e "circolino" del cinema. E benché sia stato definito un film coraggioso, l'impressione è che così non sia, perché resta nella comfort zone della corrente cinematografica predominante in Italia. Ciò non toglie che possa anche essere un buon film, ma si presenta come l'ennesima pellicola politicizzata improntata sul politicamente corretto e sul "woke", anche se la regista nega che questo film lo sia, pur rivendicando la sua appartenenza a quel movimento. "Io mi considero assolutamente woke, ma non credo che questo film lo sia. È un film che si fa delle domande, più che dare delle risposte", ha dichiarato Andreozzi, secondo la quale "woke è diventata una parolaccia nel momento in cui è stata strumentalizzata. Per cui si è diffusa l’idea che ci sia tutta una categoria di persone che cavalchi il tema dei diritti e della gentilezza a ogni costo, per imporre delle idee".
Ma in effetti è così, non per la strumentalizzazione ma perché parte degli esponenti di questa corrente si muovono esattamente così. Sarebbe sbagliato dire che tutti lo facciano ma anche che nessuno lo faccia. "Il problema non è il woke, ma la ragione per cui emerge. È ovvio che chi ci gestisce, ci comanda, ci manipola, ci dice dove dobbiamo andare, come dobbiamo parlare, cosa dobbiamo pensare, non possa essere d’accordo con nessun tipo di risveglio. Perché il risveglio è coscienza. E la coscienza è rivoluzione", ha aggiunto Andreozzi.
Eppure, chi va al cinema, spesso vorrebbe semplicemente trovare un film con il quale rilassarsi e farsi due risate, senza necessariamente essere raggiunto dalla politica. Evviva anche i Checco Zalone e quelli che come lui non si prendono sempre troppo sul serio.