MilanoAngelino Alfano arriva al Giornale senza l’occhiaia post congressuale che ci aspettavamo, dopo la notte fonda dell’assise milanese del Pdl. Che la giornata sia impegnativa lo si evince da quanto si illumina il suo telefono mentre parla con noi qui in redazione. Che lui però, vai a capire perché, sia rilassato, lo dice il fatto che non è mai reticente, a dispetto delle origini siciliane e della fase politica se non tesa, almeno inedita.
Eppure segretario, il Pdl è in ebollizione e i congressi ne sono la prova, a partire da quello che a Milano ha incoronato Alessandro Sisler.
«Vero. Ma i congressi sono anche la prova del fatto che questa ebollizione siamo riusciti a incanalarla in canali democratici. Da nord a sud il gruppo dirigente è rimasto in piedi. Siamo stati capaci di non far finire le divisioni interne a sediate in testa».
A volte l’eccesso di democrazia genera mostri: finirete come il Pd.
«Che poi se dovessi elencare tutte queste correnti non saprei...».
Ex An ed ex Fi sono già due.
«Macché. Sono proprio gli amici che vengono da An spesso a difendere mie scelte quando ciò serve. Certo, non siamo monoliti, e allora?».
Lei intanto ha detto che non sa se si candida alle primarie.
«A parte che io non mi sono mai autocandidato a nulla...».
L’ha candidata Silvio Berlusconi.
«E sono onorato del suo sostegno. Però voglio fare il segretario, quello che fa funzionare le cose e dà regole certe alle primarie, non quello che deve organizzarsi tutto per competere».
Intanto il Pdl perde punti nei sondaggi. Eravate al 37 per cento e passa nel 2008, bei tempi.
«La verità è che la fluttuazione elettorale in una fase politica inedita come questa avrebbe potuto investire il nostro elettorato».
E infatti l’ha investito.
«Analizziamo i fatti. Dalle Politiche del maggio 2008 alle Regionali dell’aprile 2010 abbiamo governato per 23 mesi con grande consenso e grandi risultati».
Poi c’è stata la scissione di Fli, e avete iniziato a perdere punti.
«Più che un danno di sottrazione, la scissione del Fli ci ha portato un danno di immagine. Siamo entrati in una fase di fibrillazione perenne, dal “che fai mi cacci” alle inchieste giudiziarie».
Che c’entrano le vicende giudiziarie?
«È una mia fissa da ex Guardasigilli».
Ce la racconti.
«C’è un coordinamento fra le inchieste e i momenti politici cruciali, un nesso permanente fra congiuntura politica e giudiziaria».
E insomma un logoramento, che ha portato al 12 novembre 2011, giorno delle dimissioni di Berlusconi dal governo.
«Un calvario e a darne la misura furono proprio le Regionali: le vincemmo, eppure allora sembrò un funerale!».
Tornando ai numeri?
«Abbiamo perso tre punti, non mi pare che siamo scomparsi. Siamo un partito che resiste. Con un profilo frizzante che tiene unita la squadra».
Le liti tengono in vita i matrimoni.
«Se non c’è dibattito si dice che il Pdl è una caserma, se si dibatte che è un caos. Io credo che abbiamo trovato una via di mezzo. Adesso l’obiettivo è fare una profilatura della posizione politica del Pdl in una fase inedita come quella del governo Prodi».
Lapsus: c’è Monti, onorevole.
«Ah ah, sì, è che stavo ripensando alle riforme che la sinistra osteggiò col governo Berlusconi. Ve lo ricordate il ’94 del circo Massimo? Mega sciopero contro la riforma delle pensioni. Nel 2002 altro mega sciopero contro l’abolizione dell’articolo 18. Ora invece di tutte queste cose si può parlare».
Farete anche quella della giustizia?
«Se non ci siamo riusciti noi, non vedo chi potrebbe riuscirci. Anche se in effetti, in questa nuova fase, dalle liberalizzazioni al lavoro, pare che tutto sia possibile, là dove è chiaro che il problema del Pd non era la proposta, ma il proponente».
Si consoli: il Pd non sta tanto bene, ha visto le primarie di Genova? Il candidato di Vendola ha battuto le due candidate democratiche e promette di diventare un nuovo Pisapia.
«Io non esulterei».
Perché?
Ride: «Prima Vendola che in Puglia batte Boccia. Poi Renzi che a Firenze batte Pistelli e Ventura. Poi Pisapia che batte Boeri. Ogni volta che il Pd ha perso le primarie, a Sinistra è nato un nuovo leader. Non è che al centrodestra facciano benissimo questi outsider».
Ora ci saranno le primarie a Palermo, casa sua.
«Lì c’è un paradosso: un proliferare di candidati a fronte di una indicazione del Pd a favore di Rita Borsellino».
Diceva Nanni Moretti: continuiamo così, facciamoci del male.
«C’è un cattivo presagio interno. Dalla Puglia a Firenze a Genova, il Pd perde nel cuore del centrosinistra».
C’è un dato che dovrebbe preoccupare lei, però. Il Terzo polo vuol trasformare proprio Genova e Palermo nel laboratorio del nuovo partito della Nazione. Senza il Pdl.
«Ci hanno già provato a Milano con Manfredi Palmeri, hanno vinto la medaglia di bronzo».
Vabbè.
«Guardi, fin qui quella del Terzo polo è stata una logica di interdizione: piuttosto che fare, hanno cercato di impedire che altri facessero. Non un gioco per vincere, ma per aiutarci a perdere. Mi auguro che da queste elezioni amministrative vi sia un approccio diverso al rapporto col Pdl».
A proposito di Terzo polo. Capitolo legge elettorale: è vero che il Pdl frena sulla riforma in senso proporzionale per costringere l’Udc a decidere prima del voto con chi schierarsi?
«Abbiamo idee molto chiare. Vogliamo mantenere il pregio dell’attuale legge elettorale, che è quello di consentire al cittadino di scegliere il premier, ed eliminarne il difetto, che consiste nel fatto che i cittadini non scelgono il proprio deputato. Il tutto deve avvenire senza rinunciare al bipolarismo, altrimenti si portano le lancette dell’orologio indietro».
Siete preoccupati per le Amministrative?
«Queste elezioni sono i titoli di coda di un film finito: mentre a livello nazionale le due vecchie coalizioni, quella di Pdl e Lega e del Pd che guarda a Vasto, sono in fase di grande sofferenza, a livello locale dovranno sfidarsi ancora».
Quindi che si fa?
«Noi daremo la prevalenza a un profilo civico rispetto a quello politico».
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