Alfano apre l’agenda col nodo coordinatori: "Torniamo al '94, vinceremo alle politiche"

Il neo segretario ottimista: "Siamo uniti, tra due anni vinceremo". Frattini & Co. vogliono archiviare La Russa, Bondi e Verdini. L'ex ministro Scajola potrebbe tornare in pista. Irrisolto il nodo su quota 70-30 per Forza Italia-An

Alfano apre l’agenda col nodo coordinatori: 
"Torniamo al '94, vinceremo alle politiche"

Roma Un partito pacificato con cui reagire subito alla sconfitta delle amministrative e recuperare lo spirito del ’94. È questo il compito che attende Angelino Alfano chiamato alla sfida della maturità e alla grande prova della leadership. Da oggi, infatti, il neo segretario del Pdl dovrà dimostrare di saper prendere decisioni in un consesso umano e politico in cui c’è sempre stata una sola, vera, inappellabile voce e in cui i pezzi da novanta dalla lingua e dalle armi affilate non mancano di certo.

Il Guardasigilli si presenta alla prova a mani nude. La sua assunzione al soglio partitico non è avvenuta attraverso il rito congressuale o una candidatura alle primarie. Il neo leader non ha potuto avvalersi neppure sulla spinta di una vera corrente. Ha però dalla sua la legittimazione del fondatore Silvio Berlusconi e ora può contare sulla forza di un sacrificio personale e sul coraggio di una scommessa. Il sacrificio è l’aver lasciato un ministero di peso come la Giustizia, nonostante i dubbi e le perplessità delle persone a lui vicine. «Angelino, stai facendo una follia» il commento più morbido che gli è stato recapitato nelle ore più concitate. La scommessa è quella del salto di qualità: trasformarsi da tecnico stimato in un credibile seduttore dell’opinione pubblica. Non solo scienza, dunque, ma arte e mestiere della ricerca del consenso.
«Le condizioni per rilanciare il Pdl ci sono. Abbiamo ancora due anni per dare agli italiani tutte le ragioni per votare per noi. Il nostro traguardo è vincere le elezioni del 2013» dichiara in serata al Tg1. «L’immagine di Berlusconi resta imprescindibile» aggiunge. «Ma a due anni dalla fondazione del Pdl abbiamo individuato una figura unitaria: il Pdl è nato aggregando varie forze e ha avuto una gestione collegiale, ora dopo due anni il partito si è strutturato e ha bisogno di una figura unitaria che lo rappresenti».

Il primo nodo con cui Alfano dovrà fare i conti sarà quello della coabitazione con i tre coordinatori. Se è vero che l’istituzione di un’unica figura di guida operativa supera i marchi dei soci fondatori, è altrettanto vero che l’azzeramento auspicato da alcuni non c’è stato. Sulla carta le deleghe politiche sono state tolte in attesa di una riassegnazione. A Sandro Bondi resterà il compito della teorizzazione dei valori. A Ignazio La Russa spetterà la propaganda mentre Denis Verdini continuerà a occuparsi di organizzazione. Tutti e tre, però, dovranno fare capo ad Alfano che avrà diritto all’ultima parola sulle loro scelte.

Il rischio di doversi esercitare in una quotidiana difesa e rivendicazione del proprio potere è sotto gli occhi di tutti.
C’è poi da governare la pressione di «Liberamente» che vorrebbe archiviare in tempi brevi la «gestione a quattro». Ci sono le ambizioni di Roberto Formigoni che vuole allargare la sua corrente per puntare alla premiership. E, naturalmente, bisogna fare i conti con i malumori dell’area che fa riferimento a Claudio Scajola. «Tutti, anche Alfano, dicono che lui è una risorsa - fa notare uno scajoliano doc - E allora, perché non utilizzare questa risorsa? Se poi sia al partito o al governo, sarà Berlusconi a decidere».

In prospettiva, poi, è facile prevedere che Alfano dovrà affrontare la madre di tutte le battaglie interne: la gestione delle candidature, tema reso ancora più spinoso dall’archiviazione delle quote 70-30 tra ex Forza Italia ed ex An. Senza dimenticare la convocazione del congresso e la nuova prospettiva delle primarie, invocata ormai da più parti. Infine c’è la questione del nome. Durante l’ufficio di presidenza proprio Scajola ha invitato tutti a considerare l’adozione di un nuovo simbolo. In fondo, è stato il suo ragionamento, con questo nome abbiamo avuto lo strappo di Fini, molte cose sono accadute, è ora di voltare pagina.

Un passaggio sul quale ci sarebbe stato il via libera dello stesso Berlusconi e sul quale il Secolo d’Italia si è esercitato in un sondaggio tra i suoi lettori. Prime proposte: il Popolo dell’amore, il nostalgico Popolo d’Italia e Democrazia Popolare. Ma su questo c’è da scommettere che sarà Berlusconi a rivendicare su di sé pieno ed esclusivo diritto di scelta.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica