Alfano sfida i magistrati sui numeri

RomaÈ guerra di numeri e di percentuali sull’impatto delle norme per il «processo breve». Il ministro della Giustizia Angelino Alfano fronteggia gli attacchi delle toghe che, attraverso l’Associazione magistrati ma anche singolarmente, contestano la sua previsione dell’1 per cento dei procedimenti di primo grado pendenti che sarebbero estinti per effetto del ddl.
In mattinata il Guardasigilli incontrerà tutti i capi delle Procure, con il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Si doveva parlare della nuova organizzazione degli uffici, ma ci sarà anche un giro di consultazioni sulle conseguenze del «processo breve». Nel pomeriggio la Sesta Commissione di Palazzo de’ Marescialli ascolterà i presidenti di tribunale e i procuratori di 9 grandi città proprio per una ricognizione, in vista di un parere sul ddl per il Guardasigilli. Subito dopo si terrà una conferenza stampa per dare i risultati ed entrare nel pieno del dibattito politico, proprio alla vigilia dell’avvio in Senato dell’iter parlamentare del testo Gasparri-Quagliariello-Bricolo.
Già da tempo l’Anm fa circolare cifre sui processi che saranno prescritti: 100mila, 60mila, 50mila. Ma l’unica valutazione ufficiale finora l’ha fatta il ministero di via Arenula e Alfano l’ha comunicata alla Camera la scorsa settimana: 1 per cento. Ora è attesa quella del Csm, che potrebbe dare man forte al sindacato delle toghe, delineando una situazione catastrofica.
Ma l’Anm gioca d’anticipo, ruba la scena a Mancino e diffonde percentuali che fanno andare su tutte le furie il ministro della Giustizia, perché vogliono «smentire clamorosamente le rosee previsioni comunicate in Parlamento».
A rischio prescrizione sarebbe oltre il 50 per cento dei procedimenti (in fase di udienza preliminare e in primo grado) a Roma, Bologna e Torino; tra il 20 e il 30 per cento a Firenze, Napoli e Palermo.
Alfano reagisce duramente: «Ma stiamo scherzando?». Invita l’associazione a «non giocare con le parole e neanche con i numeri» e a «chiarire bene i termini della questione». Perché sembra che sia «incorsa in un clamoroso abbaglio: i procedimenti pendenti in Italia sono circa 3 milioni e 300mila e il 50 per cento fa oltre un milione e 600mila. Appunto un clamoroso abbaglio».
Dopo l’attacco in tv del pm milanese Armando Spataro e le polemiche politiche sull’impatto del «processo breve», il Guardasigilli aveva sfidato l’Anm a contestare il suo 1 per cento con «un dato alternativo» e poi aveva annunciato che in Finanziaria chiederà «maggiori risorse per la giustizia».
Ora che accusa l’Anm di aver preso un abbaglio, risponde il segretario dell’associazione. «La nostra - dice Giuseppe Cascini - è un’analisi a campione fatta nei principali distretti del Paese e che tiene conto dei contenuti del ddl e della prevedibile durata dei dibattimenti. Diamo dati che sono stati raccolti nei singoli distretti». Dati che piacciono all’opposizione: «Dimostrano la superficialità e la parzialità del ministro Alfano», attacca Donatella Ferranti del Pd.
Il prossimo round è atteso oggi al Csm, dove si terrà una conferenza stampa che il Pdl definisce «irrituale» e «inusitata». Viene annunciato che parteciperanno Mancino, la presidente della Sesta Commissione Ezia Maccora e i componenti dell’organismo di Palazzo dei Marescialli. «Non ne sapevo niente - si sorprende il laico di centrodestra Gianfranco Anedda, vicepresidente della Commissione -, non ne abbiamo mai parlato.

Anzi, abbiamo detto che avremmo solo ascoltato i magistrati. La conferenza stampa mi sembra inutile e ancor più inopportuna. Spero che lo scopo di quest’iniziativa non sia quello di esprimere pareri sul processo breve».

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