Sport

Alinghi imbattibile, aspettando la Luna nuova

L’inesperienza di «+39», gli errori di Mascalzone, la cenerentola cinese. E il segreto spagnolo: meglio casse da morto veloci che scafi belli e lenti

Antonio Vettese

da Trapani

Con le regate di Trapani si è conclusa la fase spettacolare e preliminare della America's Cup prossima ventura. Avevano promesso un campionato del mondo, vinto da Alinghi naturalmente, e anche un bagno di pubblico. È successo, più che a Malmoe in Svezia. A Trapani la gente ha usato la curiosità per vedere le barche e un nuovo mondo di atleti che non conosce davvero. Si è finalmente avvicinato alle barche della Coppa. «Avevano ragione loro», ha detto Patrizio Bertelli riferendosi agli svizzeri che hanno fortemente voluto gli Act. Lui, ma era in buona compagnia, non credeva fino in fondo al successo dell'operazione. Ecco lo stato dell’arte dei protagonisti alla vigilia della pausa invernale.
Alinghi (voto 9). Il sindacato svizzero resta al top per le prestazioni, senza dubbi. Ha usato una barca fresca e meno usurata delle altre e dispone di materiali praticamente infiniti; questo aiuta. Ma sono importanti anche gli uomini. E la sintonia che resta a bordo nonostante la partenza di Russell Coutts è decisiva. Anche perché sono rimasti al loro posto tanti dei suoi amici. Insomma, l'aria poteva essere avvelenata invece è un team solido. E le vittorie aiutano.
New Zealand (7,5). Sono praticamente pari con gli americani e migliori degli altri sfidanti, ancora molto forti anche se discontinui. Il sornione Grant Dalton, skipper navigante, cerca la strada della coesione a bordo e rinuncia a un talento grande come l'introverso Ben Ainslie per rispettare la posizione di Dean Barker. Da non sottovalutare il fatto che dispongono del progettista spagnolo Marcelino Botin. Uomo che, senza accontentare l'occhio, preferisce disegnare una cassa da morto veloce piuttosto che una nobile barca lenta.
Bmw Oracle (7). Il fatto che il signor Chris Dickson sia stabile al timone sembra giovare alla barca americana, che anche in regata fa poche scelte ma corrette e si dimostra molto rapida di bolina. L'ex giovane terribile, attaccante indomito ma sconfitto da Dennis Conner nell'87, ha trovato forse la freddezza della maturità e risponde bene alla legge che ci vede nascere piromani e morire pompieri. Più Ellison sta lontano dal team meglio è.
Luna Rossa (6). Era partita davvero bene a Valencia e a Malmoe. A Trapani la vecchia Luna è sembrata coperta dalla nuvoletta opaca. Poteva vincere l'Act 8 ma non ci è riuscita in una regata davvero brutta contro i neozelandesi. E nelle regate di flotta non è mai stata davvero in palla. Quando succedono queste cose o i tecnici provano qualcosa che non vogliono dire o i cervelli sono stanchi. La seconda ipotesi ci sembra più probabile.
Desafio Espanol (7). Un sindacato spagnolo per la Coppa non è mai stato così forte. Merito probabilmente delle vecchie barche di One World ma anche di una qualità diversa degli uomini coinvolti tra cui Agustin Zulueta e Luis Doreste, il timoniere polacco Karol Jablonski, l'esperto John Cutler, neozelandese. Merito dell'apertura delle frontiere voluta da Ac Management ma anche di una volontà diversa di fare bene.
Victory Challenge (5). Gli svedesi hanno fatto alla grande l'Act di Valencia ma poi sono precipitati in un limbo di errori e lentezza inspiegabili. Chi dice che la loro barca era «fuori stazza» ha forse delle ragioni, ma questo non basta a spiegare un cambiamento in peggio così marcato. Forse inizia a pesare anche per loro la mancanza di fondi e quindi la possibilità di rinnovare i materiali.
K Challenge (6). Bisogna riconoscere al sindacato francese un certo ordine. E prestazioni, soprattutto a Trapani, molto interessanti. Il timoniere Thierry Pepponnet è forte e l'organizzazione dell'americana Dawn Riley per il momento regge.
+39 (6,5). Il sindacato italiano prosegue nella faticosa marcia verso l'esperienza. A Trapani ha avuto un uomo in mare, ma è successo anche ai kiwi. Poi ha rotto malamente lo spi, ha rotto la barca. A parte la fatica dei materiali, c'è (con vento forte) la necessità di creare intese migliori a bordo. Ma la barca e la voglia di vincere sembrano esserci.
Mascalzone Latino Capitalia (5). Al momento non sembra che la barca di Vincenzo Onorato sia sulla strada giusta. Sono in arrivo nuovi uomini che dovrebbero rinforzare l'esperienza di match race. Ma manca comunque una visione di insieme riconoscibile, che sappia trasformare le crisi in opportunità.
United Internet Germany (6). Sono al posto dove li vuole la barca.
Team Shosholoza (6). L’unico team che dispone di una barca nuova inizia a sapere come farla camminare. Ha chiuso in crescendo, sorpresa nelle ultime fleet race.
China Team (3).

Davvero male, senza nessuno spunto e con la sola voglia di partecipare.

Commenti