Alitalia, Berlusconi media e la Cai torna in pista «Ma il piano non cambia»

Il premier sonda l’ingresso di un partner straniero, forse Lufthansa: «Ma serve una compagnia di bandiera e riusciremo a farla»

Alitalia, Berlusconi media e la Cai torna in pista «Ma il piano non cambia»

da Roma

«Spiragli», «cauto ottimismo». Ma anche «disperazione», una scelta «tra la vita e la morte». Al di là delle mille dichiarazioni a caldo, la partita si riapre. Almeno così pare a tutti. Almeno così dicono di voler fare tutti. O quasi. Tanto da spingere Silvio Berlusconi a ribadire: «Resto ancora convinto che si debba trovare una soluzione, perché l’Italia continui ad avere una sua compagnia di bandiera». E a pronosticare: «Questo risultato si raggiungerà».
E così, anche se finora le posizioni ufficiali non sembrano mutare di una virgola, con il nodo Guglielmo Epifani e piloti ancora da sciogliere, è indubbio che sulla pista si provi a rullare. E non solo perché il premier si ferma a Roma e decide, per seguire da vicino la vicenda Alitalia, di non volare più a New York per l’Assemblea generale dell’Onu. A riaprire i giochi, grazie alla mediazione del governo, è in primis la Cai, che giovedì scorso, dinanzi al «no» di Cgil, Anpac e Up, revocò la proposta d’acquisto. Ma che ieri ha assicurato, qualora si prospetti un nuovo spiraglio, con il piano industriale invariato, ogni sforzo per «chiudere l’accordo». Ovvero, si tenta un nuovo negoziato, nella convinzione che, grazie al «filtro» di Palazzo Chigi, si possa giungere al cambio di rotta. E far tornare sui propri passi chi non firmò l’intesa.
Qualcosa dunque si muove. E non è un caso che anche Walter Veltroni sia costretto a prendere carta e penna e scrivere al Cavaliere. Per segnalargli le «tre strade possibili» da percorrere. Ma anche per evitare di rimanere spiazzato, fuori dalla partita, assicurando l’impegno del Pd a «concorrere alla ricerca di una difficilissima soluzione positiva». E così, pur non nascondendo un «giudizio di durissima critica» alle scelte finora operate da Berlusconi, il segretario deve, per necessità politica, aprire in qualche modo proprio al premier. Al quale chiede di «superare questo stallo» e «favorire con una sua iniziativa urgente il riposizionamento di tutti gli attori». Di tutti, quindi, anche di Cgil e piloti (su di loro tenta un’opera di convincimento anche An).
Epifani, intanto, rimarca che il fallimento di Alitalia «è un’ipotesi da scongiurare». In ogni caso, dice, non sarebbe responsabile la sua confederazione: «Figuriamoci se la colpa può essere di chi si è battuto e continua a battersi, anche contro gli ultimatum giornalieri». Ancora chiusura netta da parte delle associazioni di categoria. Tanto che il presidente Up, Massimo Notaro, afferma: «Se Cai ci ripresenterà una proposta con le stesse cose, non firmeremo alcunché», perché Roberto Colaninno «deve migliorare la sua offerta».
Intanto, nelle ultime ventiquattr’ore, non s’è parlato d’altro che di Alitalia. A cominciare dalla tarda mattinata, a Palazzo Chigi. Non al Consiglio dei ministri, in cui la questione non viene quasi affrontata, ma subito dopo. Quando Berlusconi riunisce i tre ministri di riferimento, vale a dire Giulio Tremonti (Economia), Maurizio Sacconi (Welfare) e Altero Matteoli (Infrastrutture), oltre al «mediatore» Gianni Letta, colui che per mandato del premier tira di continuo le fila (pure con Epifani, con il quale ha avuto un colloquio telefonico). Lo stesso sottosegretario che, dopo il mini-vertice, convoca a sé Colaninno e Rocco Sabelli, presidente e amministratore delegato della Cai. Un faccia a faccia di tre quarti d’ora, per sondare gli umori della cordata. Disposta a riaprire il confronto, pur ribadendo la necessità «inderogabile» del via libera di tutti i sindacati e rimarcando che il piano Fenice non subirà modifiche.
Certo, grazie all’intervento del governo, qualcosa si dovrà pure concedere, ma la parola chiave rimane quella del «rispetto». Rispetto nei confronti di chi ha espresso già a suo tempo il proprio «sì», vedi Cisl, Uil e Ugl. Questione non di poco conto, che si intravede anche nella lettera di Veltroni. Detto questo, allo studio pare ci sia anche l’ipotesi di una partecipazione minoritaria, ma diretta, e da subito, di un partner internazionale. Un tentativo magari per venire incontro alle richieste dei piloti, ma anche del Pd. Sul nome della compagnia c’è riserbo. E se Air France-Klm, così come Lufthansa, osserva «attentamente l’evolversi della situazione», sull’ipotesi tedesca arriva il commento di Umberto Bossi: «Lufthansa? Sì, ma non penso accetti di entrare nella società Cai finché l’Alitalia è conciata così male». Ma c’è chi assicura che forse sia proprio questa la soluzione più percorribile.
Nel pomeriggio, Colaninno e Sabelli incontrano a lungo i vertici di Intesa SanPaolo. Mentre in serata, è il turno del commissario straordinario, Augusto Fantozzi, di varcare il portone di Palazzo Chigi.

Ed annunciare, al termine del colloquio con Letta, che Alitalia presenterà entro domani all’Enac il piano finanziario per continuare ad operare fino al 30 settembre. E che, a seguito del bando di gara, «stanno continuando a pervenire manifestazioni di interesse da parte di soggetti italiani e esteri relativamente a cespiti o rami di azienda».

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