da Roma
Onorevole Maroni, alla fine la partita Alitalia l’ha vinta Fiumicino e l’ha persa Malpensa?
«Siamo ancora all’intervallo e con il secondo tempo tutto da giocare. E se fosse necessario siamo pronti a giocarcelo in piazza».
Il piano industriale di Air France, però, parla chiaro.
«Purtroppo. E prevede di spostare tutto il traffico qualificato di Malpensa su Parigi Charles De Gaulle. Verso lo scalo padano c’è la precisa volontà di disimpegnarsi, concentrando invece gli sforzi su Fiumicino. Per non parlare dei dipendenti di Volare per i quali si annuncia invece il licenziamento. E pensare che fu proprio il governo Berlusconi a salvare i 700 posti di lavoro della compagnia low cost di Gallarate. Che è poi entrata nell’arcipelago Alitalia dopo una gara a cui la nostra compagnia di bandiera non aveva neanche il diritto di partecipare».
Cosa propone?
«Una grande coalizione tra tutte le istituzioni del Nord, di centrodestra e di centrosinistra, i sindacati e gli industriali. Insomma, da Formigoni alla Moratti, passando per Penati e l’Assolombarda, ci dobbiamo unire per difendere insieme gli interessi della nostra terra».
Certo, sentire un leghista che parla di grande coalizione...
«È l’unica soluzione per chiedere con forza al governo di non accettare la decisione del cda di Alitalia. Un ridimensionamento di Malpensa comporterebbe solo nei primi mesi una perdita di 5mila posti di lavoro, indotto compreso. Numeri destinati ad allargarsi a macchia d’olio con la riduzione progressiva del traffico. In termini economici, invece, lo Studio Ambrosetti sostiene che la perdita equivarrà a circa un punto di Pil, cioè 13 miliardi di euro. Mi pare chiaro che si rischia di colpire non solo il cuore del Nord, ma anche l’economia del Paese».
Cosa chiedete al governo?
«Primo: non assecondare la decisione del cda. Secondo: rendere pubbliche le offerte e i piani industriali presentati da Air France e Air One per capire secondo quali criteri il cda ha deciso di accettare l’offerta dei francesi. Alitalia, infatti, resta pur sempre una società che per il 49,9 per cento è dello Stato. Terzo: il governo deve rinegoziare gli accordi in base ai quali su Malpensa c’è un certo numero di rotte a lungo raggio, così che possa riuscire comunque a salvaguardare il suo ruolo di hub».
E se l’esecutivo decidesse di non darvi ascolto?
«Allora è pronto il piano B. Anzi, il “piano S”, visto che Salvini ha già detto che la Lega è pronta a scendere non nelle piazze, ma nelle autostrade. Pur di salvaguardare gli interessi del Nord siamo pronti a usare metodi leghisti. E a bloccare tutta la Padania. Se le cose vanno a finire come temo, vedrete che la nostra voce si farà sentire».
Cos’è che teme?
«Che vincano gli interessi politici ed economici di Roma».
Si spieghi.
«Gli interessi politici sono quelli di Veltroni che vuole a tutti i costi rafforzare il ruolo di Fiumicino».
E quelli economici?
«Gli stessi che hanno indotto D’Alema a vendere Adr (la società di gestione degli scali della Capitale, ndr) a degli imprenditori amici».
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