Roma - Bucati tutti gli ultimatum ufficiali, fino al limite oltre il quale non si può proprio andare. I sindacati non hanno sprecato nemmeno uno dei minuti a loro disposizione per contrattare; la trattativa per la nascita della nuova Alitalia ne ha risentito: è andata per le lunghe ed è destinata ad arrivare fino all’ultimo giorno utile.
Dopo il via libera ufficioso di domenica all’accordo quadro (quello nel quale si mettono nero su bianco esuberi, flotta e obiettivi della compagnia) da parte di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, ieri sono stati fatti altri piccoli passi in avanti, tra mille difficoltà e incertezze. Ma segnali positivi ci sono stati, anche da chi fino a ieri non lasciava nemmeno uno spiraglio, i piloti e gli assistenti.
La giornata non è cominciata bene. Ad esempio, era in agenda l’ufficializzazione del sì al accordo quadro da parte dei segretari generali, ma le quattro confederazioni (in particolare la Cgil) hanno preferito aspettare le sigle che non avevano partecipato al primo passaggio, in primo luogo l’Anpac, potente sindacato dei piloti, complicando il lavoro del governo, in particolare ai ministri del Lavoro e delle Infrastrutture Maurizio Sacconi e Altero Matteoli. La convocazione delle associazioni professionali a Palazzo Chigi è arrivata ieri pomeriggio, mentre le «aquile» di Alitalia insieme agli assistenti di volo, davano vita a manifestazioni e cortei per il centro di Roma, contro chi, a loro dire li voleva escludere e contro il piano siglato dai confederali.
Il tavolo con le cinque agguerrite associazioni professionali è stato guidato dal sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, come avevano chiesto le stesse sigle autonome Anpac e Up, Anpav, Avia e Sdl. Caute, ma sostanzialmente positive le reazioni. Il principale sindacato degli assistenti di volo, l’Anpav, si è detto disponibile a condividere i contenuti dell’accordo quadro su Alitalia. L’Avia ha detto che non ci sono le condizioni per firmare e ha rinviato tutto a giovedì.
Ma la risposta più attesa era quella dell’Anpac ed è stata positiva. «Finalmente abbiamo avuto la possibilità» di sederci al tavolo. «Abbiamo espresso riserve, mercoledì saremo riconvocati sui punti che noi riteniamo critici. Siamo consapevoli della gravità della situazione, dei sacrifici, ma vogliamo essere certi di un tracciato preciso per uscire fuori dalla crisi», ha detto il presidente Fabio Berti.
Già oggi le trattative riprenderanno. E torneranno nei binari consueti, cioè ci saranno tutte le nove sigle. Poi, giovedì, il giorno della verità, l’ultimo utile per capire se la Cai nascerà oppure se si lascerà fallire Alitalia. Nella mattinata di dopodomani è infatti previsto l’ultimo incontro ufficiale tra la società il governo e le organizzazioni dei lavatori. Poi il consiglio di amministrazione di Cai che dovrà decidere se proseguire o rinunciare all’offerta.
Le condizioni della società sono chiare e ieri sono state ribadite dall’amministratore delegato di Intesa SanPaolo Corrado Passera a Sacconi e Matteoli. Serve un’intesa sindacale abbastanza solida da mettere al riparo la nuova compagnia da un decollo tra le proteste e gli scioperi. Quindi, dovranno essere d’accordo sicuramente i quattro confederali. Ma anche la principale sigla degli assistenti, l’Anpac, appunto.
Superata l’impasse politica, quindi, rimangono sul tavolo solo questioni di merito. Che non sono di semplice soluzione. La Cai ha già dato disponibilità a riconoscere la specificità dei piloti, agganciandoli al contratto dei dirigenti della compagnia.
Poi ha messo sul piatto altri 100 milioni per le retribuzioni. Ma i piloti chiedono meno esuberi e vorrebbero che la Cai partisse con una flotta più numerosa rispetto ai 60 nuovi aerei previsti dall’accordo quadro. Condizioni che difficilmente gli azionisti accetteranno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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