Economia

Alitalia, verso un duello a due

Air France annuncia: i colloqui cominceranno nelle prossime settimane. E intanto Lufthansa conferma il proprio interesse

da Milano

A piccoli passi, avvolta dall’odoroso nulla delle dichiarazioni ufficiali, Air France fa rotta verso Alitalia. In maniera sempre più esplicita. Ieri il presidente Jean-Cyril Spinetta, ha ammesso che «i colloqui con Alitalia cominceranno nelle prossime settimane», precisando che «non sono ancora iniziati». Poi ha aggiunto: «Abbiamo contatti continui con Alitalia, ci sono incontri permanenti» ma non sulla cessione. Quanto alle aspettative di Air France, Spinetta ha detto che saranno espresse «alle autorità italiane, con cui manteniamo buoni contatti, e non alla stampa. È un gioco, bisogna giocarlo». Quanto ai tempi: «Prato desidera mantenere un calendario corto».
Nelle stesse ore, Lufthansa ha ammesso «apertura alle trattative», a patto che un’acquisizione sia «economicamente sensata», ha precisato in serata il presidente Wolfgang Mayrhuber. I nodi principali restano la situazione finanziaria di Alitalia e l’influenza dei sindacati, ha ricordato la portavoce della compagnia tedesca, che non ha né confermato né smentito che tra i due vertici ci siano già stati colloqui. Il cerchio si stringe, e si delineano quelli che potranno essere i due principali interlocutori. Air France viene data da tutti gli esperti come la favorita: sia per il rapporto di partnership commerciale e societaria già in essere, sia perché spinta dalla necessità di non perdere quote di mercato in Italia, cosa che avverrebbe inevitabilmente se a comprare fosse Lufthansa. Quest’ultima viene considerata da fonti autorevoli «una pistola alla tempia» per la compagnia francese; espressione colorita che illustra quanto sia necessario per Parigi non lasciarsi sfuggire il boccone italiano. Con Air France accordi che prevedevano, «alla fine di un percorso», l’integrazione delle due compagnie erano già stati firmati dall’ad Francesco Mengozzi, e lo stesso suo successore, Giancarlo Cimoli, era stato vicino alla chiusura; insieme al suo management, che oggi è sostanzialmente lo stesso, e che, stando ai maligni, tifa per Air France anche nell’intento di non perdere il posto.
Ma Air France, perfettamente consapevole della crisi che corrode Alitalia, non si può permettere di sbagliare l’affare. L’integrazione con Klm, che risale al 2003, procede per fasi, e a ogni fase presenta nuovi problemi da risolvere; sarebbe suicida assumersene di nuovi, esterni. Si aggiunga che parte del management di Air France non vede con favore l’acquisizione di Alitalia, e peggiore è l’atteggiamento della componente olandese, a suo tempo scottata dall’alleanza con gli italiani, fatta e stracciata.
Quanto alle modalità dell’operazione, tutti i candidati ormai considerano superato l’acquisto della quota del Tesoro, inutile e dispersivo di risorse (che potrebbero più proficuamente confluire nelle casse di Alitalia); così il modello resta quello di un aumento di capitale che diluisca il governo facendo spazio a un nuovo partner. Nel caso di Air France, si parla anche di uno scambio azionario, ma questo significa solo che il nuovo azionista i soldi dovrebbe metterli in una fase successiva: perché Alitalia ne ha estrema necessità. O la cessione va in porto entro l’anno oppure l’azienda dovrà essere commissariata. Sullo sfondo, la variabile governo: se dovesse cadere sulla finanziaria, Alitalia subirebbe le peggiori conseguenze.


Alternativa possibile appare ancora quella di Air One, grazie al suo requisito di italianità (che va oltre agli aspetti tecnici, ma possiede una forte valenza politica); tuttora la sua posizione, tuttavia, appare poco trasparente per risorse finanziarie, progetto organizzativo e obiettivi ottimistici.

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