Le ultime parole di Luigi XVI poco prima di essere ghigliottinato, il 21 gennaio 1793, riemergono da una lettera-testimonianza scritta dal suo boia, Charles Henri Sanson, e smentiscono le cronache secondo cui dinanzi al patibolo della Rivoluzione francese il re avrebbe avuto una crisi di nervi. In realtà, secondo il capo dei boia Luigi XVI mantenne un comportamento «regale» anche di fronte alla morte imminente, senza lasciarsi prendere dal panico e ribadendo la sua assoluta innocenza di fronte alle accuse del tribunale rivoluzionario.
Il manoscritto inedito di due pagine vergato da Charles Henri Sanson, responsabile della ghigliottina a Parigi dallavvento del periodo del cosiddetto «Terrore», sarà venduto allasta da Christies a Londra il prossimo 7 giugno, con una stima intorno a 120mila sterline, equivalenti a circa 172mila euro. Il documento compilato subito dopo la morte da Sanson descrive i particolari del comportamento di re Luigi XVI e contrasta con i racconti che subito dopo il ghigliottinamento cominciarono a circolare a Parigi tra i rivoluzionari.
Misteriosamente sparita da oltre 210 anni e finita nellarchivio di unaristocratica famiglia parigina, la testimonianza di Sanson puntualizza tutti gli eventi di quel tragico 21 gennaio 1793: sia di quando il sovrano rifiutò di togliersi il soprabito, sia di quando si oppose a che gli venissero legate le mani. Sul patibolo fece a tempo a gridare: «Popolo, io muoio innocente». Poi il sovrano aggiunse: «Signori, io sono innocente di tutto ciò di cui mi accusate. Che il mio sangue possa cementare la felicità dei francesi».
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