Ideogrammi incomprensibili sulle vetrine, sembra di stare a Pechino. Invece no, è il rione Esquilino, la Chinatown della capitale. Qui la vita per i romani è dura. Fare la spesa, comprare il pane, la pasta o una lampadina è unimpresa. Soprattutto se sei anziano, vivi da solo e devi camminare tanto e con buste pesanti in mano.
«È evidente che gli anziani si trovino in grossa difficoltà per reperire i generi di prima necessità - spiega Mauro Vetriani dellAssociazione degli abitanti di via Giolitti -. Ma anche per le altre categorie merceologiche la situazione non migliora. È difficile comprare una lampadina così come trovare una tintoria. I giovani possono andare in uno dei tanti centri commerciali per trovare quello di cui hanno bisogno, ma gli anziani che vivono da soli?».
Primo problema: fare la spesa. I fortunati a cui basta scendere di casa o girare langolo sono pochi. La maggior parte dei residenti deve invece spostarsi a piedi o con lautobus, perché i negozi di alimentari italiani sono distanti e si contano sulle dita di una mano. Abbondano invece quelli cinesi e indiani, che si mischiano alle decine di magazzini di abbigliamento semivuoti, dove i manichini nudi sono più di quelli che espongono i vestiti.
In via Conteverde chiediamo a un signore se ci sono alimentari italiani, lui allarga le braccia e la sua espressione rassegnata vale più di mille parole. Poi ci indica l'unico nei dintorni, in fondo alla strada: sono le 16.30 ma la saracinesca è ancora abbassata. In via Emanuele Filiberto ce nè uno aperto. È gestito da stranieri ma almeno la roba è italiana.
«Noi residenti, principalmente anziani soli, non sappiamo più dove fare acquisti - si lamenta un vecchietto col bastone -, dove comprare prodotti che non siano di supermercato». I supermercati ci sono, ma per arrivarci la strada da fare è tanta.
Vicino alla fermata Manzoni della metropolitana, in via San Quintino, si trova il Centro anziani Esquilino. Appena si inizia a parlare di scarsità di negozi si solleva un coro di lamentele. Sembra che aspettassero da tempo loccasione per sfogarsi. «Le botteghe non ci sono più e noi siamo senza nulla. Dobbiamo emigrare nel quartiere accanto per trovare un calzolaio, una merceria o una cartoleria».
«Pe trovà un fabbro devi arrivà a San Lorenzo». «E la carne dove la compriamo? C'è solo una macelleria», attacca una signora, «e se ne approfitta pure», le fa eco unaltra. Una donna reclama un negozio di surgelati: «Sapete da quanti anni non mangio pesce?».
Un signore lamenta lassenza di una ferramenta, un altro dice che per andare dal medico legale bisogna arrivare fino a via San Martino della Battaglia, a Castro Pretorio. «A via Emanuele Filiberto una volta avevamo tutto - ricorda con rimpianto una vecchietta -. Ora sotto casa cè un bar aperto tutta la notte, sempre pieno di drogati e delinquenti».
E unaltra: «LEsquilino era una delle zone più belle di Roma, io ci vivo da quando ero piccola. Adesso fa schifo, ce lhanno rovinata.
AllEsquilino anziani sempre più soli
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