Allarme banche in Irlanda: servono 24 miliardi di euro

Sale il «terrore ricapitalizzazione» per le banche di Piazza Affari, messe all’angolo anche dai risultati degli stress test di Dublino: ai quattro istituti di credito irlandesi sopravvissuti alla crisi occorrono altri 24 miliardi di capitale per mettersi al sicuro da possibili nuovi choc. Una cifra notevole che porterà lo Stato a diventare l’azionista di maggioranza in tutti gli istituti: in pratica, una statalizzazione strisciante, non lontana da quella completata da Londra al culmine della crisi, anche se l’«ammanco» irlandese resta contenuto all’interno dell’ombrello di fondi (35 miliardi) stanziati da Unione europea e Fmi per stabilizzare le banche dell’isola: Allied Irish Bank, che nel 2010 ha dichiarato una voragine da 17,7 miliardi, dovrà trovare 13,3 miliardi; Irish Life & Permanent 4 miliardi; Bank of Ireland 5,2 miliardi e Ebs 1,5 miliardi.
La situazione in Italia è diversa e il sistema creditizio è giudicato solido dalla stessa Bankitalia, ma la Borsa è convinta che la sete di capitale non risparmierà nessuno. Da qui la caduta libera di Intesa Sanpaolo (-4,4% a 2,08 euro con più del 2,5% del capitale passato di mano), seguita da Unicredit (-3,6% a 1,74 euro con il 2,8% di scambi); giù anche Popolare Milano (-3,3% a 2,65 euro con il 2% di scambi) e Monte Paschi (-2% a 88 centesimi con lo 0,6% passato di mano). Una zavorra per l’intero listino (-1,24% il Ftse-Mib) comunque penalizzato dalla generalizzata debolezza delle Borse.
Per le banche italiane gli analisti stimano un fabbisogno aggiuntivo da 15-20 miliardi: gli ostacoli non sono solo la stretta patrimoniale di Basilea III e la necessità di trovare i mezzi per accompagnare la ripresa dell’economia, ma anche l’urgenza di rincorrere la ricerca di capitale delle concorrenti straniere per mantenere la fiducia dei grandi fondi internazionali. Il ragionamento nelle sale operative è quindi il seguente: se anche Ubi, la più virtuosa dal punto di vista patrimoniale, ha chiesto ai soci di mettere mano al portafogli per un miliardo, le altre non potranno esimersi. Già in mattinata gli investitori erano stati comunque spaventati dall’agenzia Moody’s, che non ha escluso nuovi tagli ai rating dei Paesi dell’Eurozona.

Le paure ruotano ancora una volta attorno al Portogallo, che ha accusato un deficit 2010 pari all’8,6% del pil, oltre il target del governo Socrates (7,3%) peraltro dimissionario, mentre i rendimenti dei titoli di stato decennali lusitani segnavano il record dell’8,41%.

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