Allarme Corte dei conti: «Sprechi e irregolarità basta consulenze d’oro»

Il procuratore Spadaro punta l’indice contro i super incarichi degli enti locali: «Sono illegittimi»

Così tante, che «nelle denunce arrivate nell’ultimo anno sono ricorrenti, con monotona ripetitività, le stesse irregolarità e abusi segnalati negli anni passati». Passa il tempo, non la prassi consolidata degli enti locali di affidarsi a consulenze e incarichi esterni. L’allarme è lanciato dal procuratore della Corte dei conti della Lombardia, Domenico Spadaro. «Si accentua nelle pubbliche amministrazioni - spiega il magistrato nel proprio intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario - la crescita di una burocrazia di vertice costituita in misura esponenziale da soggetti esterni, ai quali vengono conferite funzioni dirigenziali talvolta senza regole predeterminate di selezione che assicurino la trasparenza delle scelte effettuate». E il caso di Palazzo Marino, per il quale è aperto anche un procedimento penale, è solo il più eclatante. «Il fenomeno non si attenua, e riguarda una pluralità di consulenze e incarichi asseritamente illegittimi, per importi di ingente ammontare».
Tema particolarmente sensibile, al quale non sfugge il vicesindaco Riccardo De Corato. «In alcuni settori - commenta - il ricorso alla consulenze è necessario se si vogliono assicurare i servizi compatibili con una città come Milano». Insomma, «o si dismettono i servizi o si ricorre alle consulenze». Scelta obbligata, per De Corato. Perché «da circa otto anni le leggi finanziarie bloccano le possibilità di assunzione». E in ogni caso, «una macchina complessa come il Comune di Milano ha le stesse consulenze di Roma o di Torino». Ma quadrare il cerchio dell’efficienza amministrativa e del contenimento della spesa pubblica, per il governatore Roberto Formigoni è possibile. «La macchina regionale - spiega - costa a un lombardo 40 euro, mentre la media nazionale dei costi di funzionamento delle altre regioni è 80 euro, il doppio. I dipendenti sono scesi dal ’95 a oggi da 4mila e 400 a 3mila, e i dirigenti da 548 a 250. Il 20 per cento del loro stipendio è legato al merito e alla produttività. Le consulenze sono state ridotte al minimo e l’apporto di competenze di altissimo profilo acquisito a un costo assai vicino allo zero».
L’anno della procura contabile si apre così in un difficile equilibrio tra carichi di lavoro e organici ridotti. «La politica legislativa in atto - è la constatazione di Spadaro - vede l’attribuzione» alla Corte «di sempre nuovi compiti, restando però invariata la consistenza numerica del personale di magistratura e amministrativo». Che, tradotto in cifre, sono i sei magistrati in attività contro un organico teorico - già limitato - di otto. Ma nonostante una struttura «sottodimensionata», i numeri testimoniano una significativa efficienza dell’ufficio: 138 atti emessi contro i 135 dell’anno precedente, 87 milioni e 700mila euro di danni contestati a fronte dei 41 milioni e 600 mila del 2006, mille e 969 vertenze archiviate e qualche passo sulla via dello smaltimento dell’arretrato (le 5mila 102 vertenze accumulate sono scese a 4mila 764). Infine, una notazione sui danni complessivamente contestati, pari a 87 milioni e 700mila euro (nell’anno precedente erano 41 milioni e 600mila), e sull’esecuzione delle sentenze.

Rimane una sproporzione tra l’ammontare delle condanne e quello delle somme effettivamente incamerate, «ma - conclude Spadaro - deve rimarcarsi un “trend” positivo»: nel 2007, infatti, le condanne hanno portato all’Erario oltre un milione e 200mila euro. Il triplo rispetto al 2005, quando il totale dei recuperi si era fermato a 455mila euro.

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