Al momento, «ventisei persone in Iran aspettano di essere lapidate. Di loro si sa poco o nulla, a volte le autorità comunicano solo le iniziali dei loro nomi. Una cosa è certa, in gran parte sono donne». A rivelarlo è Mina Ahadi, presidente del Comitato contro la lapidazione, nel corso di un convegno sulla discriminazione delle donne in Iran organizzato a Pordenone dal gruppo dell'opposizione iraniana «Neda Days».
Negli ultimi 30 anni - ha aggiunto la Ahadi - «circa 150 persone, secondo le fonti ufficiali, sono state lapidate. Ma noi sospettiamo che siano molte di più». E, in questi ultimi quattro mesi, «nonostante la mobilitazione internazionale a favore di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, il governo di Teheran ha condannato altre tre persone alla lapidazione». Secondo la Ahadi, «il regime di Ahmadinejad ormai non ha neanche più bisogno di pretesti per arrestare chi si oppone. E, chi viene fermato, non ha diritto a nessuna tutela legale. È questo lo stato della giustizia in Iran».
L'oppositrice iraniana, tre giorni fa, in una lettera aperta al presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, ha invitato i 27 Stati dell'Ue a redigere un documento in cui si chieda «l'immediato rilascio oltre che di Sakineh, del figlio Sajad, dell'avvocato Javid Hutan Kian e di due giornalisti tedeschi», questi ultimi quattro arrestati lo scorso 11 ottobre a Tabriz.
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