Allarme dei servizi sulle Br: gli irriducibili lasciano il carcere

In questi giorni finiranno di scontare la pena diversi capi storici della colonna veneta

Allarme dei servizi sulle Br: gli irriducibili lasciano il carcere

da Roma

Si aprono le porte del carcere per diversi brigatisti irriducibili degli anni ’80 e il direttore del Sisde, Franco Gabrielli, lancia l’allarme di fronte al Copaco (Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti). Dice che con gli altri terroristi già usciti di galera e le nuove leve magari reclutate nei centri sociali più «duri», si potrebbe creare un pericoloso fronte eversivo.
Per due ore Gabrielli disegna un quadro di possibile «fusione di estremismi vecchi e nuovi» e cita la manifestazione del 3 giugno all’Aquila, con 200 persone che protestavano contro il carcere duro del 41 bis, davanti al penitenziario per solidarizzare con Nadia Desdemona Lioce: una dimostrazione di forza, di sicurezza, di arroganza molto preoccupante. Tra gli animatori del corteo c’era Paolo Maurizio Ferrari, uno dei capi storici delle Brigate Rosse, uscito nel 2005 dopo 30 anni di carcere e tra i promotori del movimento Olga (Ora di liberarsi dalle galere). Con lui sfilavano quelli che potrebbero diventare i nuovi militanti dell’eversione: antagonisti radicali dei centri sociali più arrabbiati, anarchici e violenti come quelli che hanno cercato lo scontro con le forze dell’ordine nel corteo anti-Bush di sabato a Roma.
Per il direttore del Sisde l’attenzione si fa alta perchè in questi giorni finiscono di scontare la pena alcuni irriducibili storici come Cesare Di Lenardo, della colonna veneta delle Br. In carcere dal 1982, condannato all’ergastolo per il sequestro del generale Usa James Lee Dozier, sarà presto fuori. Anche se in alcune udienze Di Lenardo, con altri irriducibili, ha espresso solidarietà a Mario Galesi ed ha rivendicato l’omicidio di Marco Biagi. Hanno invece rivendicato l’assassinio di D’Antona Fausto Marini e Tiziana Cherubini, della colonna romana. Il primo è in regime di libertà ed ha fatto ricorso contro la condanna in primo grado per propaganda ed apologia sovversiva e istigazione a delinquere. La seconda, condannata all’ergastolo per la rapina ad un furgone portavalori di via Prati di Papa a Roma il 14 febbraio 1987, in cui furono uccisi 2 poliziotti, deve scontare l’ergastolo ma è in regime di rinvio dell’esecuzione della pena per motivi di salute. Recentemente, sono stati scarcerati altri irriducibili come Francesco Aiosa della vecchia colonna genovese, Ario Pizzarelli della colonna Walter Alasia e Flavio Lori, della colonna romana. Il Sisde, spiega Gabrielli, tiene alta la guardia sugli ambienti di «reduci» dell’eversione e sui nuovi fermenti nell’area antagonista. Che il legame tra i due ambiti ci sia lo dimostra anche il fatto che tra i 15 arrestati dell’operazione «Tramonto» di febbraio, c’erano vecchie conoscenze del brigatismo e giovani attivisti.

Gabrielli ha anche parlato delle minacce al presidente della Cei Bagnasco, dicendo che dietro non ci sarebbe un piano eversivo preordinato e che l’appunto trovato nella cella della Lioce non sarebbe rilevante. In Sicilia, poi potrebbe riprendere la guerra di mafia, dopo l’omicidio del boss Nicolò Ingarao.

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