Allarme nei cieli per il 2012 Compagnie in rosso: 8 miliardi

Allarme nei cieli per il 2012 Compagnie in rosso: 8 miliardi

GinevraPer la sua marcata interdipendenza con il mondo degli affari e per il suo forte legame con l’andamento dei consumi, il trasporto aereo è uno dei termometri più attendibili della situazione economica. Non stupisce quindi, ma non incoraggia, che la Iata - l’associazione che riunisce le principali 240 compagnie, pari all’84% del traffico aereo globale - esprima forti preoccupazioni per il 2012.
Per la prima volta, anzi, l’organismo con sede a Ginevra scompone in due le previsioni: lo scenario è in ogni caso quello di una recessione mondiale, ma se nelle stime a condizioni costanti il settore dimezza i profitti pur restando ancora attivo, lo schema che immagina il tracollo delle banche e la crisi del credito mette in luce una contrazione delle attività e dei ricavi, con risultati catastrofici.
I numeri: il 2011, secondo le ultime stime (che non si discostano dalle precedenti), si chiuderà con profitti mondiali per 6,9 miliardi di dollari; per il 2012 le previsioni migliori indicano un peggioramento dei profitti dai 4,9 miliardi stimati in settembre, a 3,5 miliardi, quasi la metà dell’anno che sta chiudendo. Ma nel caso di un credit crunch, se i governi non saranno capaci di risolvere i problemi del debito pubblico dei Paesi dell’Eurozona, tutto peggiorerà, con una previsione di perdite pari a 8 miliardi di dollari, uno dei peggiori risultati della storia dell’aviazione civile. Tony Tyler, che dopo 33 anni passati alla Cathay Pacific nel luglio scorso è succeduto a Giovanni Bisignani come direttore generale della Iata, osserva che le serie storiche dimostrano che quando il pil mondiale ha una crescita inferiore al 2%, il trasporto aereo va in perdita; poiché l’Ocse (almeno per ora) prevede la crescita del pil globale nel 2012 al 2,1%, si vede come le prospettive siano molto fragili. I dati finora riferiti sono mondiali. Ma le diverse aree marciano a velocità diverse.
L’Europa è proprio la peggiore, sia nel 2011 sia nelle previsioni per l’anno prossimo: solo un miliardo di utili quest’anno, pari all’1,2%; se l’anno prossimo la recessione sarà tenuta sotto controllo, le perdite saranno di 600 milioni, ma lo scenario peggiore indica perdite per 4,4 miliardi, oltre la metà delle perdite mondiali. Un andamento che metterà a dura prova le compagnie, già oggi in affanno, e che potrebbe provocare un’ulteriore selezione dell’offerta (cioè fallimenti). In ogni caso migliori gli andamenti in Nord America, Asia-Pacifico, Medio Oriente, America Latina e Africa: ma l’eventuale crollo dell’Eurozona non risparmierebbe nessuno, perchè questo settore è, per sua natura, il più globale e interdipendente. Ma che cosa, al di là delle condizioni generali, rende l’Europa più fragile degli altri Continenti? Soprattutto un eccesso di regole, che si traduce in una tassazione più soffocante e in sistemi di gestione più farraginosi. Il mercato e le scelte manageriali impediscono ai ricavi per passeggero di aumentare a livelli soddisfacenti.

«Il trasporto aereo - sostiene Tyler - in un anno buono non riesce a coprire il costo del capitale, in un anno cattivo dà un contributo vitale alla salute dell’economia. I governi dovrebbero riconoscerlo». C’è da chiedersi perchè esistano ancora azionisti privati di compagnie aeree, se il settore è quello in assoluto con la minore redditività.

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