Si sa, le piccole balene colpiscono meno l'immaginario collettivo. Il delfino sacrificato in nome della scatoletta di tonno fa meno pena del capodoglio sanguinolento appeso a una baleniera. Ma, a differenza delle grandi (come la balenottera) le piccole belene stanno davvero scomparendo dagli oceani e dai corsi d'acqua di tutto il mondo, vittime degli attrezzi da pesca, dell'inquinamento e della perdita degli habitat. Una situazione aggravata dalla mancanza di puntuali misure per la loro conservazione paragonabili a quelle sviluppate per le grandi balene. L'allarme lo lancia in questi giorni il Wwf che su questo argomento fortunatamente non molla la presa.
«Mentre i grandi cetacei oggi sono relativamente protette - affermano gli ambientalisti - perché interessate dalla moratoria internazionale sulla caccia commerciale alle balene, di fatto dal 1986 la caccia a quelli piccoli è continuata in tutto il pianeta, senza essere gestita nè controllata a livello globale dalla comunità internazionale».
Un nuovo studio del Wwf «I piccoli cetacei: le balene dimenticate» è stato presentato mentre a Madeira, Portogallo, era ancora in corso l'International Whaling Commission (IWC) che si è conclusa ieri. Lo studio dimostra che le attuali inadeguate misure di conservazione stanno spingendo verso l'estinzione i piccoli cetacei - delfini, focene e piccole balene come il delfino dell'Irrawaddi o il platanista del Gange - perché la loro sopravvivenza è messa in ombra dagli sforzi fatti per salvare i loro «fratelli» maggiori.
«Anche se le specie di grandi cetacei presenti al mondo non sono certo al sicuro e richiedono ancora un serio sforzo di conservazione, la situazione è ancora più critica per molte delle specie più piccole e quasi dimenticate - dichiarato Massimiliano Rocco, responsabile Specie del Wwf Italia. Per esempio, la caccia di almeno 16.000 focene di Dall ogni anno in Giappone è oramai più che insostenibile e rischia di compromettere seriamente la sopravvivenza della specie.
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