Andrea Tornielli
Tre studentesse cristiane sono state decapitate sabato mattina in Indonesia e una delle loro teste mozzate è stata abbandonata come monito davanti a una chiesa. Nelle stesse ore un quotidiano israeliano ha pubblicato un articolo nel quale sostiene che vi sarebbero state delle pressioni da parte del governo iraniano sulla Santa Sede perché non condannasse le dichiarazioni del presidente Ahmadinejad sulla «cancellazione» dello Stato ebraico dalla carta geografica: gli iraniani avrebbero ventilato la possibilità di ritorsioni contro la minoranza cattolica nel loro Paese. Le comunità cristiane che vivono in Paesi islamici appaiono dunque sempre più nel mirino in questo difficile frangente della storia mondiale caratterizzato dal trionfo del fanatismo e del fondamentalismo.
La notizia dellefferato omicidio delle tre giovani studentesse è stata data dallagenzia Asianews. Le tre ragazze, di età compresa tra i 15 e i 19 anni, sono state massacrate mentre percorrevano a piedi i nove chilometri che separano le loro case dalla scuola, un liceo privato cristiano. Avevano addosso la divisa della scuola. Sono Yusriani Sampoe, Theresia Morangke e Alvita Polio. Unaltra ragazza, Noviana Malewa, ha riportato gravi lesioni al volto ed è ora ricoverata in ospedale sotto stretta osservazione. La ragazza sarà unimportante testimone per chiarire le modalità dellaggressione, che è stata condotta con armi da taglio mentre le ragazze si recavano nella loro scuola di Poso, nellisola Sulawesi. I corpi decapitati delle tre vittime sono stati ritrovati nei pressi del villaggio di Bambu, mentre la testa di una delle ragazze è stata abbandonata davanti a una chiesa cristiana nel villaggio di Kasiguncu, e le altre due nei pressi di una stazione di polizia distante dieci chilometri dal luogo del delitto. Ieri sulla vicenda è intervenuto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede Joaquín Navarro-Valls: «Appena appresa la dolorosa notizia della barbara uccisione delle tre ragazze cristiane», ha dichiarato, il Papa «ha incaricato il vescovo di Manado, Mons. Joseph Theodorus Suwatan, di porgere alle famiglie delle vittime ed a quella comunità diocesana le più sentite condoglianze, assicurando di elevare al Signore fervide preghiere per il ritorno della pace fra quelle popolazioni».
Laltra notizia arriva invece da Israele, dal quotidiano Maariv. Secondo il corrispondente da Roma del quotidiano, funzionari governativi iraniani avrebbero minacciato sanzioni ai danni della comunità cristiana se il Vaticano avesse condannato le parole del presidente Mahmud Ahmadinejad sullo Stato di Israele. Un'inusuale forma di pressione preventiva. Venerdì scorso Navarro-Valls ha rilasciato una dichiarazione condannando lattentato kamikaze di Hadera, la conseguente rappresaglia decisa dal governo Sharon, ma anche «alcune dichiarazioni, particolarmente gravi e inaccettabili, con cui si è negato il diritto allesistenza dello Stato di Israele». Non veniva nominato lIran né il suo presidente, ma si trattava comunque di un precedente significativo perché la Santa Sede non è solita intervenire in questo modo nei contenziosi tra gli Stati. I rapporti tra il Vaticano e il governo di Teheran rimangono buoni e le fonti dOltretevere ci tengono a sottolinearlo ammettendo che negli ultimi giorni dallambasciata iraniana presso la Santa Sede si è cercato di minimizzare la portata delle parole del presidente contro Israele. In ogni caso, le presunte pressioni o minacce di ritorsione contro le comunità cattoliche in Iran, ipotizzate dal giornale israeliano, non hanno ottenuto il risultato sperato, dato che la condanna cè stata.
Ma qual è la condizione dei cristiani in quel Paese? Le stime più ottimistiche parlano di 100mila cristiani, 11mila dei quali cattolici, su un totale di 68 milioni di abitanti. Un approfondito dossier sulla loro vita in Iran è stato appena pubblicato, a firma del giornalista Camille Eid, da Oasis (www.cisro.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.