Per gli allarmisti la Terra brucia anche sotto la neve

Egr. Dott. Granzotto, ho letto con interesse sul Giornale di venerdì 27 novembre il suo pezzo sul riscaldamento globale. Sono un ricercatore scientifico ormai da tempo in pensione, ma continuo a pensare che taroccare i risultati sperimentali per i propri fini sia una delle colpe più disonorevoli per uno scienziato. Per favore potrebbe indicarmi un sito internet dove trovare, possibilmente in lingua originale, i testi di quei compromettenti messaggi?
e-mail

Sono d’accordo con lei, caro Baralis, anche se nel nostro caso più che i risultati sperimentali si taroccano le famigerate proiezioni matematiche (magari col «trucchetto di Mann». Tra i mittenti delle e-mail divulgate risulta un certo Michel E. Mann, sarà lui? E c’è un Michel E. Mann, climatologo americano, che collabora assiduamente all’Intergovernmental Panel on Climate Change. Dalla foto, potrebbe benissimo essere uno che si diverte a fare i trucchetti). D’altronde, dietro la predicazione del riscaldamento globale di origine antropica ci sono interessi colossali, anche se, ben inteso, per gli ambientalisti è la causa che conta, non il dollaro (i fiumi di dollari. Al Gore, col global warming, s’è fatto ricco). Le dirò, caro Baralis, che noi «negazionisti», così ci chiamano, non siamo rimasti sorpresi leggendo il campionario delle e-mail trafugate dagli archivi telematici degli scienziati e degli «esperti» che prefigurano la incipiente torrefazione del pianeta. Senza nemmeno scomodare, a suffragio del nostro scetticismo, grafici e proiezioni. Si va all’antica, come quando, se volevi sapere se pioveva oppure no, mica ti rivolgevi al meteorologo dottor Luca Mercalli: allungavi la mano fuori dalla finestra. Se tornava bagnata, pioggia. Se asciutta, niente pioggia. Li chiami pure rozzi sistemi empirici, ma funzionava. Così è per questa menata del riscaldamento globale. Piove, fa freddo, è già caduta, e in abbondanza, la prima neve. Insomma, una fine autunno-inizio inverno come ce ne sono sempre stati, mentre i Mann sostengono che no, perché l’uso statistico dei dati, perché le loro proiezioni matematiche, magari aiutate da qualche trick, attestano temperature più adatte all’estate che all’inverno (anche se in una di quelle mail troviamo scritto: «Non possiamo dare una spiegazione al fatto che non c’è riscaldamento terrestre». Per gli apostoli del global warming, mica male). Tant’è che come lei ben sa, caro Baralis, gli «esperti» del settimanale L’Espresso hanno fatto sapere che ai primi del 2022, manca poco, il Salento sarà ridotto a uno scatolone di sabbia, desertificato da cima a fondo.
Ci conforta, a noi negazionisti, il parere del professor Franco Prodi - un nome, una garanzia - che non è un «esperto», ma l’ex direttore dell’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del Clima del Cnr: «Ricordo una discussione che feci con mio fratello Romano, quando era presidente del Consiglio. Lui sosteneva che il politico deve comunque prendere in mano il problema (del riscaldamento globale, ndr) e provvedere. Io gli risposi che la conoscenza scientifica, quella vera, si ha soltanto con una spiegazione e una previsione. Questo mi hanno insegnato all’università. La spiegazione e la previsione sul clima, oggi, non ci sono». Alé.

Se vuole approfondire l’argomento divertendosi a scorrere tutte le mail trafugate da quel diavolo d’un hacker e che hanno ammutolito la combriccola dei terroristi ambientalisti, eccole uno dei siti che le riporta per intero, caro Baralis: http://bishophill.squarespace.com/blog/2009/11/20/climate-cuttings-33.html. Per leggerle in lingua originale - la traduzione automatica di Google è spassosa, ma infedele - vada su «cerca» e si armi di santa pazienza.

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