Alle sagre popolari specialità a prezzi sempre più impopolari

Alle sagre popolari specialità a prezzi sempre più impopolari

Francesco Gambaro

C'erano una volta le sagre popolari o feste di paese che dir si voglia. Quelle dove ti abbuffavi di trenette al pesto, o pansoti al sugo di noci, di cuculli o friscieu, spendendo «due lire». Certo il servizio al tavolo lasciava un po' a desiderare, nel senso che effettivamente non era compreso nel prezzo. Vale a dire: posate rigorosamente di plastica (con scene fantozziane al momento di tagliare l'immancabile fetta di asado); tovaglioli di carta per pulire laddove gli altri avevano appena mangiato (e vabbè); code chilometriche per conquistare l'ultima fetta di torta. Però ti consolavi con il conto: dieci mila lire, nella peggiore delle ipotesi, per un pranzo completo. Bei tempi.
Oggi il pasto medio di una sagra oscilla dai 15 ai 20 euro. Tanti ne occorrono per un primo, una bibita e un dessert. Se poi aggiungi qualche antipasto e un secondo, il conto raddoppia! Sagre popolari a prezzi «impopolari», verrebbe da dire. Eppure, da levante a ponente, è tutto un fiorire di sagre e feste patronali organizzate da circoli, pro loco o società di mutuo soccorso. Per dire: nel prossimo week end c'è l'imbarazzo della scelta. Si parte con la sagra «Estate insieme» a Sestri Levante, in località San Bartolomeo. Pochi chilometri più in là, in località Sorba a Montepegli (Rapallo) tre serate dedicate ai tortelli con immancabili stand gastronomici e balli con orchestra. Per i palati più golosi un appuntamento da non perdere è la classica «Gamberonata», ovvero la sagra dei gamberi in località Poggio sopra Bogliasco. Val la pena sentire il presidente della Soms (società mutuo soccorso operai e contadini), Fabrizio Monteghirfo. Che si difende dall'«accusa» di prezzi impopolari. «Un piatto di gamberi noi lo mettiamo a 9 euro. Nel prezzo sono compresi quattro, cinque gamberi da barbecue, e una decina di quelli piccoli (i siciliani). Mentre in un ristorante per lo stesso piatto si spendono 20, 25 euro. Poi bisogna tenere conto di una cosa». Prego. «Quest'anno i gamberi sono aumentati del 100 per cento. Al nostro rivenditore genovese li paghiamo 6, 7 euro. Chi viene alle sagre per una porzione ne spende 9…». Sarà. Però tra primo, bibita e dolce partono 15, 20 euro. E non è poco. Una pizza, una birra e un dessert «viaggiano» sulle stesse cifre. «Ma i prezzi ormai sono questi - allarga le braccia Monteghirfo - Un primo piatto di pansoti o di trofie, oppure di spaghetti al sugo di mare non scende mai sotto i 4 o 5 euro. Una porzione di ravioli di pesce arriva anche a 6 euro».
C'è poi il caso limite segnalato da un lettore. Che, alla Festa di San Isidoro nel parco di Pian di Follo, ha pagato 36 euro tre vaschette di carne e altrettante di patatine, più mezzo litro d'acqua minerale. «Mi chiedo perché non si pubblicano e non si espongono le entrate e le uscite di queste feste, che stanno diventando sempre più impopolari. E vorrei tanto sapere dove e come vengono spesi tutti questi quattrini…», insiste il lettore. Al quale risponde, a distanza, uno degli organizzatori di un'altra sagra. Quella del pesto a Loco di Rovegno. «Tutto il ricavato della festa va in beneficienza. I prezzi? Sono quelli standard: un piatto di trenette al pesto costa 6 euro. Con un dolce si arriva a 10. Ma se si aggiunge un paio di antipasti e un secondo, come una frittura mista di pesce o una porzione di muscoli all'acqua pazza, bè allora il conto è più salato…». Altre sagre nascono per finanziare attività e iniziative dei borghi marinari.

Come la sagra del muscolo a Cadimare (La Spezia), tutti i fine settimana di luglio. Spaghetti e frittelle di muscoli a volontà allo scopo di sovvenzionare la partecipazione delle borgate marinare alle gare remiere del palio nel golfo spezzino.

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