Alleanze e pressing continuo: il metodo Moratti funziona

Maiolo: «È stata abile, ha portato il presidente del Consiglio a una decisione inevitabile»

nostro inviato a Shanghai

Fa un po’ effetto vedere Letizia Moratti al seguito di Romano Prodi e della moglie Flavia, del ministro Fabio Mussi e, anche se solo simbolicamente, dell’assente ma presente in Cina Antonio Di Pietro. Lei, in prima fila nel tailleur scuro con maglia rosa antico, ascolta concentratissima. L’immagine rende l’idea della politica del sindaco: allearsi con chiunque (tanto più con le istituzioni, anche se di diverso colore) per portare a casa il risultato. Oggi l’obiettivo si chiama Expo 2015 a Milano (e quindi fondi e opere pubbliche) e una finanziaria a misura della città. Così può anche capitare di camminare su un tappeto rosso che accoglie nella Cina comunista il presidente del Consiglio dell’Unione.
La strategia è di pressione continua senza arrivare allo scontro frontale. E la Moratti giura di non sentirsi in difficoltà neanche un po’. «Ero in delegazione come sindaco di Milano e con un ruolo ben preciso, cioè studiare la candidatura per l’Expo 2015» spiega, ben soddisfatta di aver portato a casa un impegno del premier e una spinta dal presidente della Confindustria. Prodi l’aveva invitata a Shanghai durante la visita di luglio a Milano, lei ha preso la palla al balzo per metterlo davanti al fatto compiuto di un rapporto consolidato con Giappone e Cina e di un sostegno esplicito del sindaco di Shanghai all’Expo milanese.
«È una questione di realismo, trattare con il governo è necessario. Lei è stata molto abile, l’ha fatto gradualmente, un passo dopo l’altro fino a portare il presidente del Consiglio a una decisione inevitabile» osserva l’azzurra Tiziana Maiolo, in missione cinese con la Moratti. Aggiunge: «È stata aiutata da un piccolo colpo di fortuna, e cioè la situazione di debolezza del governo di fronte al caso Telecom e all’arresto del vescovo cattolico in Cina». Come dire che l’Expo milanese nasce sotto una buona stella.
Il rischio che la roccaforte della Casa delle libertà sia strumentalizzata esiste, ma la Moratti è abbastanza sicura di sé da affrontarlo. «Le sfide non mi fanno paura, sono stimolanti» è una delle sue frasi preferite. Prodi si bea degli echi: «Certamente questo dialogo che è cominciato mi sembra positivo per Milano e per il Paese». Ma le lusinghe alla Lombardia e al Nord dovranno inevitabilmente essere accompagnate da fatti, a meno di non voler scatenare la delusione delle aspettative tradite.

«Contraccolpi negativi se non avremo l’Expo? Non per Milano» è la tesi della Moratti, convinta che un sì di Prodi sarà prima di tutto una sua vittoria. «Nell’interesse di tutto il Paese» ripete. Quel che è certo è che Milano spingerebbe sull’acceleratore di investimenti e infrastrutture.

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