da Los Angeles
«Guardate che chi ha rimesso a posto le cose è la cosiddetta ragazzina: Allegra Versace Beck, come azionista di riferimento, fa valere il suo 50% tanto nei confronti della madre, quanto in quelli dello zio». Giancarlo Di Risio, lamministratore delegato che in 18 mesi ha risanato i conti dellazienda fondata da Gianni Versace 30 anni fa (la prima sfilata avvenne il 28 marzo 1978), parla davvero fuori dai denti, anche se con rammarico. Il perché è presto detto: lerede universale dello stilista ucciso a Miami nel luglio 1997 non vuole comparire in nessun modo, odia la fama e le luci della ribalta che lhanno colpita nel modo più crudele.
Aveva solo 11 anni e stava guardando un cartone animato con il fratello minore quando in tv diedero lannuncio della morte delladorato zio. Da quel momento la sua esistenza divenne una corsa a ostacoli per evitare la morbosa curiosità della gente che vuol sapere tutto di lei. «Maledetta eredità - sibila tra i denti la madre Donatella -, ha aggiunto solo complicazioni a tanto dolore». Non basta infatti un patrimonio da 1.500 miliardi di vecchie lire con un elenco di beni e proprietà lungo 98 pagine per guarire dallassenza. «Anchio, che pure ero adulta, ho fatto una fatica tremenda ad uscirne - ammette la stilista -. Se fossi stata più lucida e presente a me stessa avrei capito che bisognava cambiare il management perché Gianni è morto quando nel mondo della moda stavano nascendo i grandi poli del lusso, gli scenari non erano più gli stessi». Santo Versace sostiene che il fratello aveva firmato per la quotazione in Borsa 4 giorni prima di morire: se non avesse incontrato il suo assassino sulle scale di Casa Casaurina entro breve ci sarebbe stata una clamorosa fusione con la Gucci guidata da Domenico De Sole e Tom Ford. Sta di fatto che per 7 lunghi anni i conti dellazienda sono andati di male in peggio, fino allattuale gestione voluta da Allegra.
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