Senza scomodare Demostene, Cicerone, Giulio Cesare e Newton, che a Hollywood non hanno mai messo piede, il mondo del cinema è stranamente pieno di balbuzienti, più o meno illustri. Un handicap che non ha avuto alcun contraccolpo sulla carriera, ahilei breve, di Marilyn Monroe. Gli uomini, che come assicura una sua scintillante commedia del 53, preferiscono le bionde, non si sarebbero mai accorti di quel difetto di pronuncia, presi da tuttaltra prospettiva. Più facile che lo notassero le donne. Ma cè da aggiungere che per godere appieno della balbuzie di Marilyn bisognerebbe guardare i suoi film in lingua originale; troppo comodo lustrarsi gli occhi con lei e le orecchie con unimpeccabile doppiatrice.
Ecco, i nostri grandi doppiatori, una scuola che il mondo intero ci invidia, pur disapprovando una moda altrove inesistente, hanno fatto la fortuna di altri popolari divi americani afflitti da tartagliamento. Nellautorevole lista figurano big come Jimmy Stewart, generale daviazione in tempo di guerra e icona di Hitchcock in pace; il superduro di lunghissimo corso Anthony Quinn, cowboy, guerriero, mafioso e poliziotto, a cui ha spesso prestato la superba voce leternamente arzillo Arnoldo Foà; il più recente monumento ambulante Bruce Willis, che nonostante lhandicap, accentuato da una vistosa voragine alla spalla destra, ha conquistato fior di femmine nella vita e incassato valanghe di dollari al botteghino. Tra gli attori balbuzienti americani inseguono nelle retrovie Sam Neill (Jurassic Park) e James Earl Jones (Caccia a Ottobre Rosso), che star non sono mai stati, ma anche se portano un nome di modesto impatto hanno però una faccia che non si dimentica.
E che dire di Woody Allen, la cui fenomenale balbuzie da noi è stata sapientemente mascherata dalla simpatia di Oreste Lionello? È sempre stato bruttino di suo, eppure il difetto supplementare non gli ha impedito di scalare lolimpo di Hollywood.
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