Ha aspettato in silenzio, ha atteso che qualcun altro si esponesse e poi, solo a quel punto, ha parlato anche lei: Francesca Albanese ha ritrovato la parola dopo l'arresto di Mohammad Hannoun e di altre 8 persone, accusate di avere legami più o meno stretti con l'organizzazione terroristica di Hamas. Nello specifico, ha atteso che a parlare fosse Stefania Ascari, parlamentare del Movimento 5 Stelle che con Hannoun ha avuto rapporti, come da lei stessa ammesso, avendo partecipato a viaggi in Medioriente organizzati dalle associazioni dell'architetto giordano.
"Massima solidarietà a chi è colpito da quest'ultima onda di diffamazioni senza alcun ritegno, e piena fiducia nelle attività degli inquirenti. Nel frattempo continuiamo a batterci per la fine del genocidio a Gaza", scrive la relatrice speciale dell'Onu per la Palestina in uno dei suoi ultimi post a commento di quello pubblicato poco prima da Ascari che, come Laura Boldrini, si dissocia da Hannoun, al pari dei leader di Avs che dicono di non conoscerlo. "Se dagli accertamenti degli inquirenti venissero confermati legami con terroristi questo sarebbe gravissimo. Ma è appunto quella giudiziaria l’unica sede in cui si accertano i fatti - non nei talk show o sui giornali, non con le veline di governo", attacca Ascari dai social.
Un post che ha trovato evidentemente l'appoggio di Albanese, vista la ricondivisione, in cui Ascari respinge "con sdegno le accuse infamanti che mi vengono rivolte. Si tratta di menzogne deliberate, costruite per delegittimarmi, colpirmi politicamente e per intimidire chi non si allinea alla narrazione del mainstream". Ed è lei stessa che nel suo post elenca le attività a cui ha partecipato insieme ad Hannoun a partire dal 2018, quando il suo partito rappresentava la maggioranza del parlamento: "Ho partecipato a missioni umanitarie in Libano, Siria, Giordania, Cisgiordania, al Valico di Rafah distribuendo pacchi alimentari e beni di prima necessità a popolazioni civili ridotte alla fame; a bambini, donne e anziani disumanizzati che pagano sulla propria pelle guerre, assedi e scelte geopolitiche criminali. Trasformare l’aiuto umanitario in un’accusa strumentale è un atto di barbarie politica e morale".
Ed è per questo, sostiene Ascari, che "quella in corso è una squallida operazione di fango, orchestrata da settori del governo e amplificata da giornali riconducibili alla stessa area politica, con l’obiettivo di colpire chi denuncia ipocrisie, complicità e doppi standard". Accusa poi il governo di usare "la stampa come arma, che colpisce sul piano personale chi non può smentire sul piano politico, che confonde deliberatamente solidarietà e terrorismo per alimentare paura e consenso. Non accetto lezioni da chi agisce così, io non mi piego. La verità non si cancella con il fango, e chi prova a intimidirmi dovrà assumersene fino in fondo la responsabilità politica e morale".
Quello che si sta facendo in questi giorni è un'attività di reportage allo scopo di seguire il filo che in questi anni ha permesso ad Hannoun di accreditarsi a livello istituzionale: ed è un'attività trasversale allo scopo di far emergere i collegamenti costruiti negli anni. Sarà la giustizia a stabilire verità e responsabilità, laddove ce ne fossero, nel pieno rispetto del principio garantista.
Sono stati numerosi i politici che in questi anni hanno avuto contatti con Hannoun, tra questi anche Alessandro di Battista, oltre alle due già citate. A Genova un suo comizio durante un evento pro Pal ha richiamato sotto il palco anche diversi sindaci di area Pd come Silvia Salis, Beppe Sala e Matteo Lepore.