A Milano è scoppiata la peste e non ce ne siamo accorti? Il dubbio nasce dopo aver letto i severi divieti imposti in Duomo per evitare contagi dell’influenza A. «È sospesa la presenza dell’acqua benedetta nelle acquasantiere». Mentre la gente corre a Lourdes a gettarsi in piscine piene di malati per lasciarsi guarire dall’acquasanta, la cattedrale ambrosiana svuota le vaschette al primo starnuto. Magari medita di sostituirle con più efficaci dispenser di amuchina?
Nell’attesa di condizioni igieniche migliori, «il segno della pace sarà dato salutando i vicini con un leggero inchino ed eventualmente aprendo le braccia senza stringersi la mano». Non è possibile neppure confessarsi con il viso rivolto verso il sacerdote dietro la grata. E dire che chiamavamo ipocondriaci quelli che sull’autobus ci guardano storto per un colpo di tosse. Ma non finisce qui. Per evitare la saliva assassina, in Duomo «i fedeli riceveranno la Santa comunione esclusivamente sul palmo della mano» e non in bocca. Come saranno sopravvissuti senza estinguersi gli ortodossi che si comunicano sereni dal medesimo cucchiaino?
E chissà che accadrebbe con un’epidemia. San Carlo Borromeo, il vescovo della peste, appena celebrato in pompa magna in Duomo, si precipitava nel Lazzaretto per essere sicuro che tutti ricevessero il «medicamento» del Corpo di Cristo.
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