Benny Casadei Lucchi
nostro inviato
a San Paolo
Come una sacra sindone motoristica, la copia perfetta di kaiser Michael Schumacher è ormai completa. Fernando Alonso, asturiano di Oviedo, campione anche un filo mascelluto tanto assomiglia a Schumi, ha vinto di diritto, con forza, con uneleganza a tratti perduta in esternazioni troppo schiette ma spesso sacrosante, il secondo titolo consecutivo. Lha fatto senza mollare, senza cedere alle pressioni, alla paura di venir fagocitato dallarmata maranelliana giunta a tanto così da una rimonta storica. Fernando lha fatto, seguito e cullato da patron Flavio Briatore. E anche questo lo fotocopia al tedesco che lascia. Perché come Michael ha vinto due titoli mondiali di seguito nel team gestito dal manager italiano; come Schumi è stato lanciato da patron Flavio; come Schumi lha abbandonato per andare a rifondare un team glorioso però caduto in disgrazia: per il tedesco fu la Ferrari, per lui sarà la McLaren-Mercedes.
«Ragazzi, vi ringrazio, Jesus, Jesus, siete stati grandi, incredibili, grazie per tutto quello che avete fatto per me in questi anni e durante la stagione, mi mancherete, non vi dimenticherò mai, e vi auguro tutto il bene possibile per lanno prossimo, quando saremo rivali». Queste le sue prime parole urlate via radio al box dopo aver danzato con lauto in pista, secondo al traguardo dietro a un grande, meraviglioso Felipe Massa, vincitore nella corsa di casa, primo brasiliano del dopo-Senna, al secondo centro con la Rossa.
Un Felipe fuori di sé per la gioia. Prima labbraccio acrobatico a tutti gli uomini di rosso vestiti, poi quello commovente al suo maestro, Michael Schumacher, quindi la festa sul podio, lemozione ma non i pianti inquietanti di Barrichello, quindi le prime parole: «Io dopo Senna, primo nel gp del Brasile? È incredibile, mi ricordo benissimo quando Ayrton vinse qui, ero a casa, davanti alla tv. E adesso ci sono io sul podio... È tutto troppo bello, se pensiamo alla lunga attesa dei brasiliani. E ciò che è incredibile, è che è stata la gara più semplice della mia vita, perché la macchina era perfetta e ho sempre controllato tutto... E poi le bandiere, le grida, gli applausi, i salti, i balli dei tifosi sugli spalti, sembrava che mi parlassero... La Renault merita il mondiale perché ha fatto una grande partenza, ma lo meritiamo anche noi per il grande recupero e si volta Bravo Fernando, davvero un gran bel lavoro».
Il due volte campione del mondo sorride e ringrazia. È felice, ma non dimentica di togliersi qualche sassolino dalla scarpa: destinataria del lancio di pietruzze la Fia, per la vicenda mass damper, per le penalizzazioni in qualifica (vedi Monza). «Ringrazio Flavio, Fisichella e tutto il mondo che mi è stato vicino, sono strafelice, anche se il momento più bello dellanno resta la vittoria a Barcellona, davanti al mio pubblico. Credo anche che alla fine ci sia stata giustizia, dopo certi momenti difficili patiti durante lanno, colpa di decisioni che ancora adesso ritengo incomprensibili e non potrò mai dimenticare, alla fine però tutto è andato al posto giusto, come doveva essere». Quindi lomaggio più bello, un omaggio a Michael Schumacher e anche se stesso, lui fotocopia più giovane del più grande di sempre. «La cosa di cui vado più fiero è di essere riuscito a battere Michael due volte di seguito. Lottare contro di lui è stato un onore, i mondiali conquistati contro Michael hanno più valore, contano di più e adesso gli auguro tutto il bene possibile, a lui, alla sua famiglia, perché ottenga tutto ciò che desidera... Se ho mai pensato di perdere questo titolo? No, neppure dopo il Gp della Cina, quando ci avevano affiancato in classifica, dopo che avevamo perso più punti del previsto per via della foratura di Budapest, del motore rotto a Monza e di quelle decisioni incomprensibili che ci hanno creato problemi (ritorna sullabolizione del mass damper, ndr). Dicevo... non ho mai temuto di perderlo, questo campionato, perché ritengo che se ti meriti qualcosa, alla fine, la ottieni. E infatti il tempo ha messo tutto a posto.
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