Heikki Kovalainen, il giovane finnico che ne ha raccolto l’eredità in McLaren-Mercedes, l’ha fermato in mezzo al paddock di Jerez. Un sorriso, una stretta di mano e poi: «Diavolo Fernando, ma quanto sono lunghe le riunioni nel tuo ex team. Durano ore...». Risata. «È colpa mia Heikki: sono stato io a volerle così; prima era questione di qualche minuto».
Questione di metodo, soprattutto questione di attributi. Ci sarà un motivo se un solo pilota è stato fino ad oggi accostato, per prestazioni e capacità di resuscitare team, a sua immensità motoristica Michael Schumacher. Per l’appunto Fernando Alonso. Ci sarà un motivo se la Renault di Flavio Briatore che lo scoprì nel 2001, quattro anni dopo era mondiale; ci sarà una ragione se la McLaren-Mercedes avrebbe vinto il titolo 2007 se solo si fosse concentrata, come da accordi, sullo spagnolo prima guida, anziché tradirlo a favore del giovane Hamilton. La lettera che pubblichiamo è una ricostruzione, con tutti i limiti del caso, di quella che il 15 dicembre del 2006, dopo aver assaggiato per la prima volta una McLaren-Mercedes, l’allora fresco due volte iridato inviò e distribuì a tutti gli uomini del team, sia al vertice dirigenziale che ai tecnici. Il documento aveva anche un titolo: «Ecco che cosa dobbiamo cambiare per diventare campioni del mondo».
Idee chiare, dunque. Qualche ora di test era bastata a prendere in mano l’intero team. Un solo patto, fra l’altro scritto nei codicilli del suo contratto: sarebbe stato lui l’uomo che avrebbe dovuto riportare Oltremanica quel titolo mondiale. È proprio per il contenuto di questa lettera, per le promesse disattese, per l’aiuto dato e mai riconosciuto che Alonso s’infuriò dopo il tradimento subìto ad opera di Ron Dennis e compagni. Questo il senso. Non a caso, il team anglo-tedesco, ancora adesso - hanno rivelato alcuni suoi tecnici - non ha abbandonato il metodo Alonso; anzi, prosegue su quella strada. Prova ne sia la sorpresa di Kovalainen nello scoprire la lunghezza delle loro riunioni. Non solo. L’altro giorno, un tecnico inglese si è lasciato sfuggire una considerazione illuminante: «In un solo giorno di test, Fernando era capace di darci più indicazioni tecniche e suggerimenti di qualsiasi altro nostro pilota in un anno».
Tornato in Renault, Alonso non ha bisogno di inviare e distribuire missive: la squadra conosce perfettamente il suo metodo e lo stesso Flavio Briatore ha ampiamente contribuito nel forgiare il carattere del ragazzo. Ma è evidente che, non appena lasciatolo andare, il team ha puntato dritto verso il basso. Anche per questo, oltre a ricoprirlo d’oro, la Renault ha assecondato ogni sua richiesta. Come quando, sotto Natale, le ha chiesto di raffazzonare pezzi delle vecchia F1 2007 per provarla a Jerez. «Ma la settimana dopo avrai l’auto nuova...» è stato il senso della risposta. «No, io voglio provare anche quella vecchia, per capire meglio tutto». E con la vecchietta, Fernando ha staccato il miglior tempo martedì e il secondo crono tra i big ieri, dietro al nemico Hamilton e davanti a Massa, Kovalainen e Raikkonen.
Già, il nemico con la McLaren
nuova di zecca cresciuta con il metodo Alonso. Ma che importa. Fernando, appena tornato ai box con la vecchia Renault raffazzonata ha detto: «Non va mica così male questa macchina...». Il nemico e le Rosse sono avvisati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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