Sulla passerella del Santo Spirito in Sassia compare Raffaella Curiel, fremente. La sfilata è in ritardo, troppi posti vuoti in prima fila. Brandendo una bottiglia di vino la stilista milanese arriva fino in fondo e la offre a fotografi e cameramen, quasi per scusarsi dellattesa. Poi sbotta: «Ora cominciamo, chi cè cè!».
Il problema è che solo unora e mezza prima del suo defilè i vertici di Alta Roma, tutti gli stilisti e la stampa sono saliti sul Campidoglio per un incontro con il sindaco, Gianni Alemanno, deciso a rilanciare la manifestazione perchè la capitale torni ad essere «una stella internazionale nella moda». Ma proprio questa concomitanza scatena la protesta della Curiel, che dopo la presentazione dei suoi abiti bon ton, mette da parte le buone maniere e parla schietto: «Qui non sfilerò più, ho chiuso. Mi hanno piazzato levento più importante a ridosso della sfilata, trattandomi da milanese». Critica lorganizzazione di Alta Roma, anche per la location. «Questa è un posto di merda - dice- , privo di aria condizionata e non si paga neppure il biglietto per la sauna. Questa gente non sa neppure organizzare un calendario internazionale per noi. Non hanno rispetto per gli ultimi 5 sarti storici dellalta moda romana». Per finire lattacco a Nicoletta Fiorucci, neopresidente di Alta Roma: «Non possiamo avere una donna importante che viene dallindustria alimentare a gestire la moda. Io ho fatto questa collezione per la stampa che ci rende grandi. Le clienti le ho in atelier quando voglio. Alta Roma è unorganizzazione allitaliana di quinta categoria». La Fiorucci non replica, si trincera dietro ad un «no comment». Ma alla quarta giornata il malessere che covava attorno alle passerelle, per un calendario ristretto e senza appeal, scoppia. E non è solo della Curiel. Se la new entry Graziano Amadori tace, lo stilista libanese Edward Arsouni (che sfila nel pomeriggio ispirandosi a Grace Kelly), malgrado i fiori ricevuti dal suo presidente, è deluso: «Non cè stampa internazionale. A gennaio almeno cera Al Jazira». Ottimista, ma solo per il suo felice momento personale, Renato Balestra chiude la giornata allinsegna del lusso senza risparmio, con abiti in cui il rosa tea si accosta al nero.
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