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Altra figuraccia dei tecnici: calcoli sbagliati sull’Imu In cassa 6 miliardi in meno

RomaConti sbagliati e non di poco. Ci sono circa sei miliardi di differenza tra le stime del governo e calcoli che arrivano da due osservatori più che attendibili quali sono i Comuni e la Ragioneria dello Stato. Eccesso di ottimismo anomalo per un esecutivo tecnico, soprattutto se si considera che il precedente, politico, è caduto anche sull’accusa di avere fatto previsioni troppo rosee.
I fatti sono questi. Ieri l’Ifel, centro di ricerca dell’Anci, ha calcolato che il gettito effettivo dell’Imu potrebbe essere inferiore alle previsioni del governo di una somma compresa tra 1,9 miliardi e 2,5 miliardi. Secondo il ministero dell’Economia e delle Finanze, dalla tassa più odiata dagli italiani dovrebbero arrivare 21,4 miliardi di euro di cui 3,4 dalle abitazioni principali, 18 da altri immobili.
Ma i Comuni non sono d’accordo e calcolano 400 milioni di euro di scarto per la prima casa e 1,8 miliardi per gli altri immobili. Ai sindaci arriveranno 1,3 miliardi in meno rispetto alle previsioni, ma anche lo Stato dovrà rinunciare a 900 milioni di euro.
La conseguenza è che - come temeva più di un osservatore anche prima delle stime Anci - l’aliquota sull’ultima rata dell’imposta municipale sarà più alta da un minimo dello 0,08 per mille e fino all’1,1 per mille.
Il governo ha contestato le cifre dei sindaci, con Palazzo Chigi che in serata ha confermato che il gettito sarà di 21 miliardi. Il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani ha bollato come «dubbia e indimostrabile» la previsione dell’Anci. I Comuni avranno dall’Imu 12 miliardi contro i 9,2 dell’Ici, quindi 2,8 in più. A falsare i dati del’Ifel, secondo il governo, il fatto che la rilevazione si basa su un questionario al quale hanno risposto solo i Comuni che perdono rispetto alla vecchia Ici («Chi ci guadagna non ha interesse a dirlo»).
Quindi niente stangata nell’ultima rata? Il sottosegretario diventa prudente: «Ragionevolmente auspichiamo di non dovere intervenire ulteriormente sulle aliquote dell’Imu».
Ma c’è anche un’altra discrepanza che potrebbe costringere il governo a rivedere i conti. La Ragioneria (che è un organo del governo) ha calcolato che nel primo trimestre 2012 le entrate fiscali sono state inferiori, rispetto alle precedenti previsioni, di quattro miliardi. Uno smottamento dovuto principalmente all’Iva (quasi due miliardi in meno). Segno che la contrazione dei consumi impoverisce anche il fisco. Secondo Ceriani «è troppo presto per dirlo. Solo a luglio si riesce a fare una proiezione che abbia un minimo di fondatezza». E, comunque, il governo esclude una manovra aggiuntiva. «Su questo anche il Fondo monetario internazionale ci conforta».
Il governo non dice cosa succederebbe se avessero ragione i pessimisti. Ci sono le risorse della lotta all’evasione, che il governo non ha contabilizzato e potrebbero coprire eventuali buchi. Oppure c’è la patrimoniale. Il suggerimento arriva dagli stessi Comuni e anche dai sindacati, in vista della manifestazione del 2 giugno sul fisco (la richiesta è abolire l’Imu sulla prima casa e aumentare le detrazioni). Per l’Anci, sull’Imu, bisogna «dar vita a una mini patrimoniale e - per quanto riguarda l’Imu - a una revisione dei valori per i possessori della seconda casa, soprattutto per chi ne ha di più». I sindacati chiedono semplicemente una patrimoniale vecchio stile, sulle grandi ricchezza, quindi che colpisca sui beni immobili e mobili.
La polemica governo-Comuni si è estesa anche al problema della riscossione delle tasse. I problemi di Equitalia sono «a monte della filiera» per Ceriani. Quindi è colpa dei Comuni.

L’Anci ha risposto confermando che lancerà entro l’anno un bando per selezionare il partner privato con cui partecipare in esclusiva alle gare dei Comuni per la riscossione. Il presidente dell’associazione dei comuni Graziano Delrio, ha assicurato che la Equitalia dei Comuni, partirà dal prossimo anno e che «non sarà un carrozzone».

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