Sostiene Antonio Tabucchi che Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni grazie a unalleanza con «partiti neonazisti». Forse quelli dellIllinois contro cui battagliavano i Blues Brothers cinematografici, dato che non si ha traccia di croci uncinate nella maggioranza che regge il Paese. Ma poco importa. Quel che interessa allo scrittore pisano dallindole portoghese è vestire come fa da 15 anni il Cavaliere degli oscuri panni del Leviatano, del «mostro di Arcore», del Salazar in salsa italica. Anche a costo di apparire monomaniaco. Niente di nuovo, insomma, a parte la mancanza del baffetto e del panama.
Ospite di Lucia Annunziata a In mezzora su Raitre, lunico esemplare di intellettuale organico a un partito (il Pci) scomparso da quasi ventanni, ha rispolverato la voce salmodiante per riproporsi come ultimo pasdaran di sinistra. In un duetto appannato e dallo stantio sapore girotondino con lex direttore dellUnità Antonio Padellaro, Tabucchi ha strigliato il cavallo bolso da battaglia che già faceva da leit motiv al suo romanzo del 94 Sostiene Pereira: la presunta concentrazione dei media in mani berlusconiane. Una primizia, considerando che va ripetendolo da quando diceva che «in Italia non cè spazio per la libertà di parola», «linformazione è inquinata» e «tutti i mezzi di comunicazione sono di proprietà del premier». Con grande disappunto dei giornalisti di Manifesto, Liberazione e compagnia, che non avevano mai sospettato di essere editi da Berlusconi.
Eppure, nonostante in passato Tabucchi abbia inventato di meglio (dichiarò pure che furono le trasmissioni Fininvest a rovinare lestetica in Italia: Drive In ci priva di futuri De Chirico), dalla Annunziata reclamava spazio. «Mi faccia parlare, lei è sempre in tv, a me concedono 5 minuti ogni tanto...». E quindi? Niente, giusto per rimarcare che Berlusconi ha le tv e i giornali.
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