Altri tunisini respinti da Parigi: «Non hanno abbastanza soldi»

Ventimiglia Il furgoncino grigio della «police» francese taglia l’aria e si ferma nel piazzale della polizia di frontiera di Ventimiglia. Scendono tre giovani nordafricani e due agenti. Entrano nell’edificio: giusto il tempo di firmare il verbale di respingimento e i poliziotti francesi sono fuori. Giusto il tempo per la riammissione e anche Khaled, Yassin e Mohammed sono fuori. Malgrado il permesso di soggiorno temporaneo e il titolo di viaggio non ce l’hanno fatta. Non hanno soddisfatto il requisito economico.
Sono i primi respingimenti per motivi di denaro: il governo francese, oltre ai documenti, chiede infatti che gli immigrati abbiano i soldi necessari per potersi mantenere in «modo decoroso» e fissa la quota in 62 euro per chi non può dimostrare di avere un alloggio, e 31 invece per chi un tetto ce l’ha.
«Ci hanno fermati martedì alla stazione di Nizza. Mio cugino Yassin, il nostro amico Mohamed e io - racconta Khaled Ghammourri, tunisino di 22 anni -. Eravamo parte di un gruppo di trenta. È arrivata la polizia, ci hanno ammanettati e portati in commissariato, dove siamo stati fino a oggi. In tre, in tasca, avevamo solo 20 euro». Ora sono di nuovo liberi, perché in Italia loro, per sei mesi, sono in regola.
I respingimenti vengono fatti in modo discreto, senza dare troppo nell’occhio. E circola voce che oggi ci potrebbero essere nuovi accompagnamenti.

I cinque respinti, tuttavia, riferiscono fonti della Polizia di frontiera di Ventimiglia, «sono un numero irrilevante rispetto ai tanti che, in base ai requisiti di Schengen, hanno varcato in questi giorni il confine francese». Ma la Regione Liguria ha diramato una nota ufficiale «preventiva», per dire che teme un riflusso più consistente dalla Francia.

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