Un altro boss in manette: è il cassiere dei clan

Avellino Ancora un latitante che passa dalla lista dei ricercati a quella dei catturati. La fuga di Vincenzo Schiavone, 37 anni, ritenuto dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Napoli il cassiere del clan dei Casalesi, gruppo Schiavone, si è conclusa nel lettino di una clinica privata. A tarda sera del giorno della vigilia di Pasqua gli agenti della squadra mobile di Caserta e Avellino lo hanno sorpreso nella sua cameretta. L’ormai ex latitante è omonimo di Francesco Schiavone, capo dell’omonimo clan, soprannominato «Sandokan», da circa 13 anni rinchiuso in carcere, in regime di 41 bis.
La latitanza del “cassiere” dei Casalesi non poteva durare a lungo. La Squadra mobile casertana diretta dal vicequestore Angelo Morabito era a conoscenza dei problemi fisici di Vincenzo Schiavone, colpito tempo addietro da un ictus, per cui da mesi teneva sotto controllo, con grande discrezione, le cliniche della Campania, con la speranza di trovare finalmente questo importante pezzo da novanta dei Casalesi. L’attenzione degli investigatori era particolarmente rivolta presso le cliniche, specializzate in riabilitazione psico motoria, del casertano e dell’avellinese. Finalmente, quando mancavano poche ore alla Pasqua, il lungo e paziente lavoro della Polizia si è felicemente concluso.
Lo Stato dunque ha vinto ancora a Casal di Principe, dove la criminalità è stata decimata a suon di arresti. Schiavone era inserito nell’elenco dei 100 latitanti più temibili del Ministero dell’Interno. Appena tre giorni fa, c’era stato un altro importante successo della Polizia a Oria, nel brindisino, dove era stato arrestato il numero uno della mafia brindisina, Francesco Campana, 38 anni, ritenuto dagli inquirenti il capo della Sacra corona unita pugliese.
Esulta il ministro dell’Interno Roberto Maroni per l’arresto di Schiavone. Il responsabile del Viminale si è congratulato con il capo della Polizia, Antonio Manganelli. «L’arresto di Schiavone rappresenta un’altra grande affermazione dello Stato contro la camorra. Con la cattura del suo cassiere, il clan dei Casalesi è sempre più debole perché viene colpito al cuore dei propri interessi patrimoniali», ha detto Maroni. Vincenzo Schiavone, detto “o copertone” (il copertone d’auto, soprannome che gli deriva dall’attività di gommista del fratello) era ricercato da circa tre anni, quando, nell’ambito di una operazione anticamorra contro la cosca dei Casalesi, denominata «Spartacus 3», riuscì a sfuggire all’arresto mentre un altro centinaio di camorristi finì in carcere.


Quando i dirigenti della Squadra mobile di Caserta e Avellino Angelo Morabito e Pasquale Picone hanno fatto irruzione nella stanza di Schiavone, il “cassiere” dei casalesi stava vedendo il telegiornale. Era da solo, non era armato, si è lasciato ammanettare docilmente, rendendosi conto di non avere alcuna possibilità di fuga.
carminespadafora@libero.it

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica