Il divario fra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi, dopo l'annuncio che Berlusconi si sarebbe dimesso, invece di scendere da quota 480, come si andava dicendo in certi salotti finanziari e mediatici, ha fatto un salto verso l’alto. Berlusconi non era la causa del problema, che stava e sta altrove. Dopo la notizia che il capo dello Stato, per varare le riforme richieste dalla Bce e dall'Unione europea, aveva chiesto al professor Mario Monti di formare un governo tecnico a cui poteva partecipare il Pd assieme al Pdl o al gruppone variegato degli indipendenti che transitano da un partito all'altro, lo spread è sceso da 570 a quota 485. Ma ieri in serata è risalito a 515. L’aumento, sempre per quei salotti, sarebbe dovuto al fatto che il Pdl esita a far parte di questo governo.
L’Italia a mio parere ha tutti i mezzi di finanza ordinaria e straordinaria (senza imposta patrimoniale) per fronteggiare i problemi di questo volatile spread. Ma la tesi che la sua risalita di 20 punti dipenda dalla esitazione del Pdl a far parte del nuovo governo, mi pare insensata e dannosa per la stessa ardua impresa in cui si è messo Mario Monti. Il professore ha probabilmente i numeri, sia pure ristretti, anche per un governo senza Pdl, dopo che questo ha perso alla Camera la maggiorana assoluta. Con la stessa logica si potrebbe, del resto, dare la colpa del nuovo rialzo dello spread alla Lega. Ma la ragione per cui il Pdl esita e per cui lo spread oscilla un po' sopra quota 500, non sta nel Pdl che non intende dare un’adesione al buio a un governo di cui si ignorano sia i ministri sia il programma. La ragione di questa nebbia sulle persone e sul programma è che non si sa che cosa voglia fare il Pd, diviso in varie correnti, di cui una parte è legata a filo doppio a Susanna Camusso, leader della Cgil che si oppone alle richieste della Bce, considerandole macelleria sociale.
I mercati internazionali non amano i governi di sinistra quando non adottano una linea liberaleggiante alla Tony Blair. In Grecia, per esempio, hanno costretto Papandreou, che guidava un governo socialista non molto liberale, a lasciare il posto all'ex banchiere centrale Papademos, per creare un governo con l'apporto del centrodestra.
Dunque il problema non era Berlusconi, tanto è vero che dopo le sue dimissioni lo spread è salito. E non è il Pdl, ma la situazione politica dell'Italia, in cui c'è una sinistra che non vuole Berlusconi, ma non dice che cosa vuole fare dopo averlo maltrattato in modi di cui i nostri partner europei hanno gioito e fruito. Un po' come nel Medio Evo e nel Rinascimento, quando francesi e tedeschi scorrazzavano per l'Italia approfittando delle nostre divisioni. Le colpe stanno anche dalle parti dell'Unione europea. Il famoso direttorio Germania-Francia ha tentennato per più di un anno sugli aiuti alla Grecia, così da far lievitare i costi del salvataggio e da generare danni alla Grecia stessa. Per l'Italia si tratterebbe di acquistare titoli già esistenti sul mercato, non titoli nuovi, perché ci stiamo avviando al pareggio del bilancio, mentre la Grecia ha un deficit pauroso. L'Europa ci ha chiesto una lettera di impegno, anzi due, magari tre, ma non ha ancora messo in piedi lo strumento finanziario per intervenire in modo efficace, chiamato Fesf. E inoltre non si sa quali siano le condizioni del suo intervento. Per aggravare la cose l'Eba, la nuova Agenzia bancaria europea, ha stabilito che i titoli che fanno parte del patrimonio delle banche si valutano al valore di mercato, non a quello nominale o di acquisto, sicché il patrimonio degli istituti si svaluta ogni volta che le quotazioni scendono, anche se i titoli continuano a rendere lo stesso e la banca non pensa di venderli. Ieri Standard & Poor’s ha diffuso per errore la notizia che la Francia aveva perso la tripla A, poi l’ha subito ritirata.
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